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Primo esercizio verso l'Innocuità

di Edoardo Conte

Ci sono tanti autori che spiegano altrettanti approcci alla consapevolezza di sé e degli altri, ma quasi nessun autore e approccio ti dice come realizzarlo. Un conto è asserire e presentare alla meglio delle verità psicologiche e comportamentali assodate dalla conoscenza di vari esperti, e un altro conto è insegnare come applicarle.

Per realizzare l’Innocuità, che è la condizione ottimale per interagire col nostro prossimo, senza avere reazioni automatiche alle tante onde comunicative che raggiungono i nostri corpi Mentale, Emotivo ed Eterico, (i corpi che costituiscono il nostro apparato personale di scambio), occorre sperimentare un primo esercizio di allenamento, per così dire, all’approccio di relazione con gli altri.

Vi sono 4 regolette che recitano: 1) Sii impeccabile con la parola, 2) Non prendere nulla in modo personale, 3) Non supporre nulla e 4) Fai sempre del tuo meglio.

Cerchiamo di approfondirne il significato per fare chiarezza.
Senza alcun dubbio, la parola che ascoltiamo o emettiamo ha la sua importanza primaria nello svolgimento di una interazione. Essere impeccabili nel prolocuire è arte nobile verso l’Innocuità; ma divenire tali è un percorso di crescita che senza esercizio pratico, finisce per essere una locuzione o mero proponimento e nulla più. Anche l’impersonalità dell’ascolto è essenziale in modo che le parole o le sensazioni emotive che ci arrivano non siano da noi interpretate come offensive o alludenti a nostre fragilità. Considerazione verissima ma, al tempo stesso, difficile da realizzare senza un allenamento al proposito; ossia, senza essersi esercitati all’intenzione di essere impersonali e non incappare nella memoria condizionante del proprio vissuto. Questo fattore contempla, in sequenza, l’abitudine comportamentale a supporre l’intenzione dell’altro in base ai nostri pregiudizi. Fare dunque, del nostro meglio, è cosa ardua se non supportata da un percorso attuativo che ad ogni fase ci indichi l’esercizio adeguato.

Tuttavia, vi è un esercizio propedeutico a tutti gli altri, senza il quale, la più benevola predisposizione non darebbe alcun frutto. Tale esercizio riguarda l’attenzione verso il nostro interlocutore e recita così:

“Vedi, ascolta e senti l’altro cogliendo il suo dolore”!

Il significato di questa affermazione, che prelude ad un confronto innocuo e solidale, sta proprio nel focalizzare il nostro principale interesse sul dolore della persona che ci sta di fronte

Ciascuno di noi esprime il 95% della sua attività di relazione mediante il dolore che ha dentro di sé, e solo il restante 5% in base al piacere. Invidia e gelosia sono i "dolori" più comuni che provocano risposte automatiche incontrollabili. Seguono supponenza e svalutazione. Due opposti e contrari che competono tra loro per causare maggiore sofferenza.

È un’affermazione tanto sconvolgente quanto veritiera. Basta rifletterci un attimo per sincerarsene. Non a caso vi sono tante frasi idiomatiche per dirlo, dalla “valle di lacrime” di cattolica memoria, al “viviamo in un mondo alla rovescia”, affermazione di sapore apocalittico. 
Il fatto è che il dolore è il maggior strumento educativo che progenie umana abbia mai conosciuto… e tutt’ora agisce da indiscusso maestro.

Dunque, riepilogando, il dolore esistenziale determina la quasi totalità delle nostre e altrui risposte alla vita di relazione. Questo è il motivo per cui siamo incattiviti e i nostri corpi personali reagiscono come molle impazzite alle sollecitazioni di un qualsivoglia scambio: verbale, emotivo o intellettuale. È il motivo principale dei continui fraintendimenti e pregiudizi; la causa della nostra naturale diffidenza o sfiducia nella vita e negli altri. Infine, è il carburante della disperazione.

Se applicheremo l’esercizio preliminare di ascolto del dolore dell’altro, quando iniziamo una conversazione, sapremo cogliere la causa del comportamento verbale, emotivo e mentale, senza farci prendere in contropiede dalle domande, risposte o affermazioni del nostro interlocutore. Quando ad esempio, ci risponderà in modo che a noi sembrerà sgarbato, sapremo da quale nota karmica di dolore  proverrà la sua sgarbatezza e potremo fargli da specchio, senza reagire, ma agendo in consapevolezza e comprensione. L’Innocuità inizierà a farsi strada nel nostro comportamento e divenire via via più completa. L’innocuità è uno stato mentale che non esclude l’azione decisa; concerne il movente e implica la determinazione a porre la buona volontà alla base di qualsiasi atto.
Solo così approderemo a relazioni che saranno veramente fraterne.
Buona Innocuità.

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