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Meditazione creativa: Concentrazione

di Edoardo Conte (tratto dal libro Meditazione creativa dello stesso autore).

La Concentrazione è la capacità di mantenere la mente focalizzata su di un unico tema e di indagare mediante il processo cognitivo, le concatenazioni logiche e razionali che sviluppano il tema analizzandolo nei particolari. Il metodo di indagine è quello deduttivo che partendo da un particolare ne ricava considerazioni via via più allargate fino a svelare concetti che abbracciano la totalità dell’essere e donano una visione d’insieme. La concentrazione è cosa differente dal raccoglimento. Esso implica una predisposizione emotiva, piuttosto che mentale, alla nostra interiorità, tale da accogliere il Divino attraverso, ad esempio, la preghiera. La concentrazione è, al contrario, strumento della mente che non si sostituisce al Cuore ma entra in sintonia con esso per acquisire maggiore forza e potenza. Mantenere la concentrazione è il primo requisito di una sana meditazione e ne costituisce anche il primo livello. Non si pensi che sia un livello da principiante poiché una buona concentrazione conduce alla soglia della intuizione.

Ciò che succede nella dimensione eterica del cervello umano è la concentrazione di energia potenziale tutt’attorno al chakra Coronale (il chakra alla sommità del capo). Nello specifico, tale energia si addensa all’interno del centro della Cavità che è il prolungamento nel cervello del centro Coronale stesso. In tal modo il potenziale energetico così compresso, mette in moto le cosiddette “arie” cerebrali che sono i fluidi eterici dei quattro elementi di Aria, Terra, Fuoco e Acqua presenti in Cavità. Elementi che andranno a comporre le forme-pensiero in differenti proporzioni così come la coscienza le plasma secondo la qualità magnetica proveniente dal contatto animico e susseguente alla concentrazione del pensiero. Va detto, a onor del vero, che la mera concentrazione di per sé non dà garanzie di contatto con l’Anima. Vi sono abili pensatori capaci di concentrazione profonda che, tuttavia, impiegano per risolvere problemi contingenti o, magari, equazioni matematiche o fare scoperte scientifiche, ma anche e purtroppo, escogitare marchingegni per raggirare la gente. 

Ciò che fa della concentrazione uno strumento di meditazione è, ovviamente, l’intento del meditante che si serve di essa per concentrare l’energia potenziale e stabilire una sorta di pressione cerebrale affinché la mente si disponga ad aprirsi alle qualità superiori ed attivi il canale di ricezione della stazione di comunicazione costituita dal centro della Cavità. Solo in questo caso la concentrazione è propedeutica alla meditazione, ed anzi, ne costituisce un basilare e valido stadio.

Come sempre, l’intenzione fa la differenza nell’utilizzare gli strumenti. Il meditante animato da sincera Aspirazione al contatto animico, impara a concentrare la mente per predisporla all’impressione superiore. Così facendo, imprime alla focalizzazione mentale una direzione propositiva tale da fargli superare il mero aspetto cognitivo deduttivo e fargli spiccare il volo per più ampi orizzonti in cui la deduzione lascia il posto all’intuizione.

La concentrazione meditativa è, dunque, il primo passo verso la meditazione contemplativa che, a sua volta, prelude all’Illuminazione; cioè a quella realizzazione della coscienza che, di fatto, farà risplendere nella mente del meditante esperto, la Luce della Verità.

Esempio di concentrazione meditativa

  • In posizione rilassata allinea i tuoi corpi Fisico, Emotivo e Mentale ascoltando il Cuore.
  • Collegati, poi, al centro Intercigliare tracciando una linea di luce; e da esso alla Cavità nel mezzo del cervello.
  • Una volta in Cavità pronuncia mentalmente un pensiero-seme che dia il tema alla tua concentrazione. Potrebbe essere: “Tu, Dio, mi vedi”.

Inizia a concentrare la mente sul pensiero-seme e lascia che da essa scaturiscano pensieri, parole e immagini che andranno a concatenarsi come sassolini distribuiti lungo un sentiero. Stai costruendo una linea di pensiero che si snoda senza lasciare spazio ad altro; senza farti distrarre o deviare l’attenzione; poiché quando si connettono pensieri, immagini e parole, producono una sequenza magica che si estrinseca in una parola di passo (password) o chiave di accesso, che conduce immancabilmente alla soglia di una porta. La soglia è quella dell’Anima che è pronta ad aprire la porta non appena girata la chiave.

Così inizia, ad esempio, un dialogo interiore nel susseguirsi di pensieri: “Tu, Dio, mi vedi; sei il Divino che è in me; il Cristo e l’Anima. Mi osservi da lungo tempo ed io ora mi rendo conto che come Tu mi vedi anche io posso vedere Te. Finora non ho mai creduto di poterTi vedere in me ma sento che sei in me poiché io sono parte di Te. Vi è una dualità che esprime questo sentore. Eppure Tu ed io siamo una cosa sola. Io sono Te e Tu sei me. Dunque chi mi sta guardando sono sempre io, o meglio, il Sé divino. Io sono quel Sé; quel Sé sono io”.

Scriverlo è abbastanza facile, ma se la mente è mantenuta assorta sul contenuto e attenta a cogliere i significati che via via andranno a formularsi, non correrà il rischio di far entrare altri pensieri estranei a quel tema e così darà senso, cioè direzione, alla concentrazione meditativa.

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