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Il sentiero dell'aspirante spirituale - di Batà M. A.

 Vi è un momento nel cammino evolutivo dell'uomo in cui egli comincia ad avere l'intuizione, dapprima vaga, e poi sempre più chiara, della sua vera natura, e comincia ad intravedere la realtà che sta dietro all'apparenza fenomenica.

Si accorge che sta evolvendo, che dentro di sé vi è un mondo sconosciuto, più reale di quello fisico, che qualche cosa preme per venire alla luce. E soprattutto comincia a sentire imperiosa la necessità di migliorare se stesso, di prendersi in mano, di dare inizio alla sua autoformazione, perché non gli bastano più le teorie e le conoscenze intellettuali, ma ha bisogno di concretare e di passare alla realizzazione pratica.  

Prima vi era stato un periodo di ricerca, di esame intellettuale, di acquisizione mentale di verità, di scelta tra le varie teorie, ora invece vi è l'adesione intima alle conoscenze raggiunte, l'aspirazione a farle divenire parte reale della vita della personalità e il bisogno di trasformare se stesso per divenire canale delle energie spirituali. In altre parole l'uomo si schiera coscientemente dalla parte delle forze evolutive e collabora con esse. Ha allora inizio quel periodo del cammino evolutivo dell'uomo che è chiamato "Sentiero dell'aspirante spirituale", in quanto la sua nota fondamentale è l'aspirazione, che non è solo uno slancio emotivo, ma una vera e propria "richiesta", un appello appassionato ed insistente all' Anima, che evoca risposta e che produce reali trasformazioni e sublimazioni nella personalità. Come effetto di questa aspirazione l'uomo sente nascere in sé il proposito di prendersi in mano, di purificarsi e di autoformarsi. L'autoformazione infatti è il segno di riconoscimento dell'aspirante spirituale. 

Nei capitoli che seguiranno, che sono rivolti a coloro che desiderano autoformarsi e che vogliono passare dalla teoria alla pratica, sarà dato uno sguardo generale alle varie fasi e ai vari metodi dell'autoformazione. Tuttavia è necessario, prima di iniziare la trattazione vera e propria, dare qualche delucidazione e qualche suggerimento a coloro che si accingono a questo lavoro, perché abbiano una visione chiara e obbiettiva della via da intraprendere e vi si addentrino senza illusioni, ma con visione chiara e con animo deciso e preparato. 

Il lavoro di autoformazione non è né facile, né semplice. E' una vera e propria tecnica che richiede costanza, pazienza e fermezza di proposito, ma è l'opera più bella e più luminosa che l'uomo può compiere, quella per cui fu creato e che lo rende partecipe del Piano Divino. Innanzi tutto occorre aver chiaro in mente il significato della parola "autoformazione", perché accade che molti abbiano un concetto errato di tale termine. Molti credono che autoformazione significhi "rinuncia", "mortificazione", "distruzione". Non c'è nulla di più errato. Quando noi cerchiamo di prendere in mano la nostra personalità, per correggere i nostri difetti, sviluppare le qualità mancanti, coordinare le varie energie psichiche, non facciamo un'opera di distruzione, o di annullamento, ma solo di ri-orientamento. 

La personalità umana è composta di energie (mentali, emotive ed eteriche) che non sono né positive, né negative, ma soltanto neutre. E' l'uso che ne facciamo che le caratterizza in buone e cattive. Come dice Maturin:" Non vi è nulla nell'uomo, nessuna sostanza, nessuna facoltà, nessuna potenza che sia cattiva in se stessa.... Analizzate l'Anima del più grande Santo e del più grande peccatore e non troverete in questo un solo elemento che non sia in quello. Considerate l'Anima di Maddalena e di Agostino, prima e dopo la loro conversione. In nessuno dei due manca, dopo la conversione, nulla di ci ó che vi era prima ... Non perdettero nulla, non distrussero nulla, che anzi giunsero con la loro conversione, al pieno possesso di tutte le loro facoltà" (B.W Maturin: "Della conoscenza e del governo di sé" pag. 79-80). 

E ancora: "La differenza fra la malvagità e la bontà non consiste nella presenza o nella assenza, nella preservazione o nella distruzione di qualche cosa che è in noi "il male", ma nel giusto o erroneo uso di facoltà che sono, di per se stesse, buone. Il peccato è il cattivo uso di facoltà che Dio ci ha elargito, è l'uso di esse per fini per i quali non ci furori date ... Ogni potere, ogni facoltà, ogni dono della nostra natura ci fu dato per il bene. Ci furon dati tutti per il servizio di Dio e tutti possono venir usati al Suo servizio" (B.W Maturin, Op. cit., pag. 81-82). 

In altre parole gli elementi che compongono la nostra personalità sono soltanto forze, che dovremmo usare per fini evolutivi e per il bene. Infatti cosi avverrà quando l'Anima, il vero Sé, prenderà il controllo del Suo strumento e lo userà per il Servizio dell'Umanità, e per i fini spirituali che Essa conosce. Quindi in noi non vi è nulla di malvagio, vi è solo un atteggiamento errato, che ci fa identificare con il lato irreale e illusorio della vita, e che ci fa commettere inevitabilmente errori. Il male, in senso assoluto non esiste; esiste solo ignoranza, incoscienza e mancanza di Luce. Pertanto, allorché l'uomo, dopo varie esperienze e maturazioni, si risveglia e diviene consapevole della sua vera natura e del suo vero e giusto scopo dell'esistenza, non deve distruggere nulla, ma solo incanalare e riorientare le sue energie e le sue facoltà, verso il vero e giusto scopo, e cioè verso la Luce, il Progresso e il Bene dell'Umanità. 

Vi può essere naturalmente un periodo di lotta e di conflitto interiore, fino a che la volontà non assume il predominio sulle energie personali, per dirigerle e incanalarle. Vi può essere una fase, anche abbastanza lunga di repressione e di disciplina, ma non di annullamento e di distruzione. Dobbiamo aver chiaro in mente, pur mentre lottiamo per prenderci in mano, che stiamo solo cercando di dare un nuovo ordine e un nuovo indirizzo alle nostre forze psichiche. Molti ostacoli, che sorgono talvolta nell'accingerci al lavoro di autoformazione, divengono più facilmente superabili, se si è consapevoli di questa verità. 

L'autoformazione è una tendenza naturale dell'uomo, poiché egli anela spontaneamente a crescere ed a svilupparsi, come ogni cosa in natura. E' la legge di evoluzione stessa che ci spinge a questa crescita interiore, che conduce sempre a nuove espansioni di coscienza, a maturazioni, a conquiste, al potere di esprimere le più alte qualità dell'uomo e di realizzare la sua natura spirituale. Da ciò nasce un senso di completezza, di gioia e di armonia. L'infelicità dell'uomo è data dal suo imprigionamento nella materia oscura e dal conflitto inconscio che si svolge dentro di lui, tra forze involutive e forze evolutive, mentre la sua vera felicità consiste nell'auto-realizzazione e nel potere di esprimere l'Anima nei tre mondi. 

Quindi il superamento del sé inferiore non è una rinuncia arida e vuota, non è la morte della personalità. Come non esiste morte nel senso materiale, ma solo passaggio ad un altro piano di esistenza, e il ritirarsi dell'Anima da un livello più esteriore ad uno più interiore e più sottile, così non esiste distruzione e fine di una nostra tendenza negativa, ma solo il ritiramento da un piano inferiore, e il riorientamento di essa verso una direzione più alta. Il sapere questo ci sarà di grande aiuto e ci farà considerare con occhio più sereno e obbiettivo tutti i lati della nostra personalità, buoni e cattivi, tutti i nostri impulsi, desideri e tendenze, e ci farà scorgere in essi le possibilità di bene latenti.

Dobbiamo utilizzare tutto quello che c'è dentro di noi: difetti e virtù, impulsi negativi e tendenze positive, sublimando i primi, potenziando le seconde, seguendo così la spontaneità e la via naturale di sviluppo e di crescita. Ciò faciliterà molto il compito di chi sente dentro di sé l'aspirazione a prendersi in mano e a fare un lavoro serio, costante e reale di autoformazione. La garanzia del successo è data dal proporsi non delle mete troppo alte e utopistiche, ma dei fini possibili e realizzabili. 

Occorre conoscere quale sia la meta ultima, tenere alto l'ideale, ma occorre anche saper vedere qual è il passo più vicino da compiere, saper riconoscere i vari gradini da salire prima di giungere alla vetta. Molti insuccessi sulla via della autoformazione sono dati appunto dal senso di inadeguatezza e di in capacità, che nasce nell'animo di colui che si avvia con troppo entusiasmo, proponendosi delle mete troppo ardue e lontane, e che poi si accorge di non avere le forze e le capacità di raggiungerle.

L'aspirante spirituale sa che la via è lunga e ardua, e non si illude di poterla percorrere agevolmente e rapidamente. Guarda con occhio obbiettivo e senza illusioni se stesso, sa riconoscere i limiti delle sue forze e utilizzare le sue capacità. Tuttavia sa anche che deve andare avanti, che la via deve essere percorsa, senza paura e senza esitazione, con fiducia, costanza e coraggio, tenendo sempre davanti agli occhi della mente il motto "senza fretta, senza tregua", che lo accompagnerà a poco a poco verso la Luce.

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