L’immortalità è il massimo traguardo per l’essere umano; il desiderio più ambizioso, la realizzazione ultima; eppure quanto fraintendimento esiste su questo argomento. Vi sarà, alla fine del processo di perfezionamento della persona, la conquista dell’immortalità del corpo fisico, mediante l’innalzamento della vibrazione della materia che lo compone. Questo stato d’essere è nominato: Resurrezione; ma i tempi, per la massa dell’Umanità, sono ancora lontani. Non dimentichiamo, tuttavia, che già siamo immortali nell’Anima che è la nostra essenza. Riflettendo su questa realtà possiamo intuire che vi è la possibilità di percepire tale immortalità anche mentre siamo incarnati entro la nostra persona. Normalmente siamo identificati nel corpo emotivo della personalità e da quella identificazione agiamo, o meglio, reagiamo nei confronti degli accadimenti della vita.
Siamo felici o scontenti in base alla reazione emotiva di quel corpo che autonomamente sceglie, in base alla memoria installata nel suo "database" su quale nota risuonare. Difficilmente scegliamo noi: "Coscienza". In questo sta l’origine della mortalità. Ebbene, si, essere mortali dipende dalla nostra scelta di polarizzarci nel polo della persona. Nel momento in cui potremo scegliere consapevolmente da che parte stare e sceglieremo di essere ciò che già siamo, allora, da quel preciso istante diverremo immortali. Quando, in pratica, scegliamo di stare al centro di noi stessi, in quell’interludio atemporale tra gli avvenimenti, che la saggezza antica chiama: "Presenza", allora siamo nell’immortalità. Quando scegliamo, con atto di volontà, di non reagire agli scossoni della materia, nonostante la pesantezza delle prove, allora esprimiamo la nostra eternità, riconoscendo il fluire nella Vita Una. Il percorso è arduo ma non impossibile, ed ogni volta che ci avviciniamo alla perfezione della nostra risposta alle circostanze esistenziali, ci avviciniamo all’immortalità.
Pensiero del giorno: Divenire immortali
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