I contenuti negativi pubblicati in vario modo sui mezzi di comunicazione quali giornali, TV e internet sono spesso provocatori, potenti e pervasivi. Potremmo definirli addirittura tossici. La cosa più allarmante è che certe notizie raggiungono questa viralità tossica facendo leva sulle nostre emozioni più primitive. Gli esseri umani sono, infatti, psicologicamente programmati per condividere le cattive notizie: una sorta di meccanismo di difesa ancestrale che serviva per difenderci da situazioni di pericolo quando ancora i nostri antenati vivevano nelle caverne. Oggi, la cronaca nera, le campagne diffamatorie, gli scandali politici, fino al gossip delle celebrità, fanno scattare lo stesso comportamento virale. E qui sta il fascino pernicioso del contenuto negativo: l’impulso di reagire alla negatività con un comportamento parimenti aggressivo è nella natura umana e, purtroppo, può essere facilmente sfruttato. Con l’attuale rincorsa all'audience, i media sfornano in continuazione contenuti negativi, strillando titoli a volte in modo forzato, perché è una strategia facile per attirare lettori, pagine viste, e di conseguenza introiti pubblicitari.
Ma tutto questo ha un caro prezzo!
Negli individui emotivamente condizionabili, il contenuto negativo stimola, infatti, la parte in ombra; cioè quella parte dell'io personale che agisce istintivamente per la propria sopravvivenza a scapito di quella degli altri. È una sorta di meccanismo automatico per imitazione, laddove l'immagine negativa funge da modello virulento emanante un potere distruttivo. Ciò che ne consegue è la legge della giungla in cui ognuno pensa a se stesso e il più forte "mangia" il più debole, nemmeno tanto metaforicamente. Combattere questa tendenza innata è tanto improbo quanto inutile. Occorre piuttosto diffondere altri modelli di comportamento; altre immagini, pensieri e parole che facciano leva sulla positività della cooperazione, del possibile raggiungimento del Bene comune; poichè il Bene non passa per la legge del più forte ma è sostenuto dal concetto di fratellanza. In fin dei conti ciò che può far superare l'istinto animale di sopravvivenza è proprio l'elevarci dalla condizione animale, per l'appunto, ed erigerci a quella prettamente umana che fa della convivenza pacifica e fraterna il proprio principio.