Chi di noi non si è chiesto, almeno una volta nella vita: "Chi siamo? Perché viviamo? Perché soffriamo? Dove Andiamo?" Chi può dire di non essersi mai soffermato, perplesso e stupito, di fronte ai misteri della natura e della vita e di non aver cercato di capire il segreto dell'esistenza?
L'uomo ha infatti dentro di sé l'esigenza innata di capire il significato della vita, perché è il solo degli esseri viventi ad avere la coscienza di esistere, il senso dell'io individuale e la facoltà di pensare e di porsi delle domande. Anche se per lungo tempo tale esigenza rimane inconscia e latente, tanto che (come si vede nella massa) non fa sentire la sua presenza, tuttavia essa è là, come una forza potenziale, che prima o poi esplode nella coscienza, e spinge l'uomo inesorabilmente alla ricerca della Verità.
Non è facile, però, trovare la risposta a tutti gli interrogativi della vita, e sembra quasi che all'uomo sia proibita la conoscenza completa della realtà. Egli riesce solo fuggevolmente e nei momenti di maggiore illuminazione ad afferrare qualche frammento di verità, qualche barlume di luce, che presto gli sfugge, lasciandolo più incerto e dubbioso di prima. Ed è per questo che molti studiosi e filosofi, attraverso i tempi, sono giunti ad affermare pessimisticamente che forse l'uomo non potrà mai conoscere interamente la realtà. Ma se ciò fosse vero, perché dunque vi sarebbe dentro di noi questa profonda ed innata esigenza di sapere, questa sete di ricerca, quest'ansia di Assoluto? Perché giunti ad un certo punto della vita proviamo un senso di vuoto, di insoddisfazione e quasi di infelicità, e sentiamo che la nostra esistenza è inutile, se non riusciamo a capire il suo segreto?
La ragione di tutto ciò è nascosta nel fatto che in noi deve esservi qualche cosa che trascende la nostra umanità, un «quid» misterioso ma reale e potente, una scintilla divina che fa sentire la sua presenza proprio con questa aspirazione a salire, a progredire, a conoscere l'Assoluto, ad autorealizzarsi nella sua pienezza. E' vero che l'uomo ha in sé molti ostacoli e limitazioni che sembrano impedirgli di venire in contatto con la realtà, ma ha in sé anche il seme della spiritualità, il suo lo profondo che contiene l'immagine di Dio. Queste non sono parole poetiche, che esprimono una aspirazione mistica ma, come cercheremo di dimostrare nel corso di questo libro, sono parole che esprimono una realtà profonda, quella che è la base, per così dire, su cui costruire e appoggiare ogni altra conoscenza. E proprio questa «scintilla divina» che è in noi, che ci dà la possibilità di conoscere la verità, e anzi di «Sperimentarla». Infatti, come dice Vari Der Leeuw: «Il mistero della vita non è un problema da risolvere, ma una realtà da sperimentare».
Quindi, la prima cosa da fare, è il riconoscere che le nostre limitazioni sulla via della conoscenza sono date dal fatto che non siamo pienamente coscienti, che siamo ancora immersi nell'oscurità e nell'ignoranza, prigionieri di illusioni e di false identificazioni con aspetti relativi e limitati della realtà. Non dobbiamo dimenticare che, finché per conoscere la Verità e l'Assoluto useremo dei mezzi che appartengono al mondo del relativo, otterremo dei risultati relativi e parziali. E importante tenere sempre presente la «scala d'osservazione». In altre parole, non dobbiamo dimenticare da quale punto e con quale sistema di referenza osserviamo e studiamo una cosa, sia essa un fenomeno fisico o un problema metafisico.
Noi esseri umani, prigionieri della forma materiale, consapevoli solo di un breve segmento di tempo, ignari della causa che ci ha prodotti, inconsci della meta verso cui ci muoviamo, vediamo solo un frammento minimo del grande quadro della Vita Universale, che preso cosi separatamente, e non inserito nel tutto, appare privo di significato, oppure distorto dalle nostre erronee interpretazioni. Tutte le cose prese troppo da vicino e separate dal resto dell'intero, sembrano incomprensibili e si prestano a parziali o false spiegazioni. Se, ad esempio, ci trovassimo dinanzi ad un grande mosaico che rappresenta una figura umana, e volessimo esaminarlo molto da vicino, prendendo sotto la nostra osservazione solo una parte di esso, che cosa vedremmo? Vedremmo soltanto alcune pietruzze colorate, ma il quadro generale, la figura umana rappresentata sarebbe scomparsa. Alla nostra scala di osservazione essa non esisterebbe.
Possiamo quindi dire che, dal punto di vista dell'uomo, è la scala di osservazione, che crea il fenomeno. Ogni volta che cambiamo scala di osservazione o che osserviamo qualche fatto da un diverso punto di vista, incontriamo nuovi fenomeni. E così avviene in ogni campo e per qualsiasi ricerca. Se ci sforziamo di capire un problema, una verità, una manifestazione qualsiasi della vita, esaminandoli isolatamente, ed in maniera troppo analitica, separandoli da tutte le relazioni e collegamenti che sono ad essi connessi, non arriveremo mai ad una soluzione od interpretazione esatta, ma sempre parziale ed illusoria.
Dobbiamo quindi cercare di acquistare la capacità di visione totale, la facoltà di sintesi, e salire sempre al di là del particolare e del relativo, per scoprire l'universale, e tentare di inquadrare sempre ogni fenomeno per quanto ci e possibile, in un tutto più grande. Questo non è facile, ma non impossibile, perché nella mente dell'uomo vi è la facoltà della sintesi, oltre a quella dell'analisi.
Un'altra cosa che ci può molto aiutare sulla via della ricerca della verità è il cercare di esaminare e studiare lo strumento di cui ci serviamo per conoscere, e cioè la mente. Diceva molto giustamente, e anche argutamente, Stendhal: «Vediamo le cose quali la nostra testa se le Figura. Bisogna quindi conoscere questa nostra testa».
Se ci soffermiamo un poco ad analizzare il funzionamento della nostra mente, ci accorgiamo subito (il due cose: la prima, che è molto difficile avere pensieri chiari, ordinati, consequenziali, obbedienti alla direzione imposta dalla nostra volontà; la seconda, che la nostra mente ama «aggirarsi» intorno alle cose, disperdersi in ragionamenti senza fine, in elucubrazioni dialettiche, apparentemente logiche, e che si compiace quasi di se stessa, del suo movimento incessante Ed allora abbiamo la sensazione precisa che l'intelletto pur essendo una facoltà meravigliosa, può essere talvolta di ostacolo, invece che di aiuto, sulla via della conoscenza.
Questo ci può dare un certo scoraggiamento e farci quasi pensare, con Kant, che l'uomo non potrà mai conoscere la verità per mezzo della ragione. Tuttavia, se riusciamo ad andare un pò più in profondità nell'analisi della nostra mente, vediamo che talvolta affiora in essa un'altra facoltà, che le dà un senso di chiarezza, di lucidità, di sicurezza e che le permette di conoscere con immediatezza e senza bisogno di razionalizzare. Ciò avviene perché la nostra mente possiede, come dice Bergson «due maniere profondamente diverse di conoscere una cosa. La prima implica che si giri intorno a questa cosa; la seconda che si entri in essa.... Della prima conoscenza si dirà che si ferma al relativo. della seconda, laddove è possibile, che raggiunge l'Assoluto» (Introduction à la métaphysique").
Questa facoltà dell'intelletto, questa conoscenza diretta è l'intuizione, che è insita in ogni uomo allo stato più o meno sviluppato. Tuttavia, proprio perché l'intuizione, pur essendo ormai una facoltà umana riconosciuta ed accettata, non è ancora pienamente sviluppata in tutti gli uomini, molti ancora dubitano della sua esistenza, e si aggirano nell'incertezza e nel dubbio e non possono usare i mezzi di conoscenza esatti che permetterebbero loro di entrare «nel cuore della verità». Ed infatti solo coloro che, per mezzo dell'intuizione, hanno «sperimentato» il significato dell'esistenza, ed hanno avuto la conoscenza diretta di ciò che c'è dietro alle apparenze fenomeniche, possono dire di sapere qual è il vero e reale scopo della vita.
Ma allora, potremmo chiederci, siamo destinati ad aggirarci nel buio e a non poter trovare risposta ai nostri ansiosi interrogativi, fino a quando la nostra mente non si aprirà all'intuizione? Dobbiamo rassegnarci ad attendere impotenti, e forse ribelli, che la luce ci venga dall'alto? Una luce, di cui ora, immersi come siamo nell'incoscienza e nell'illusione possiamo anche dubitare? Dobbiamo solo sperare in una ipotetica e lontana rivelazione e non fare nulla nel frattempo? Dobbiamo continuare a soffrire ed a lottare, senza saperne il perché? No, davvero.
L'uomo non è fatto per la passività, per l'inerzia, per l'attesa statica. L'uomo è fatto per lottare, per crescere, per cercare e la verità non può venirgli incontro se egli non cammina verso di essa. Quindi, pure se riconosciamo di non avere ancora il dono della conoscenza immediata ed intuitiva, dobbiamo lo stesso cercare, osservare e domandare, prendendo in esame, con mente libera ed aperta, tutto ciò che può aiutarci in questa ricerca: il pensiero dei grandi filosofi, i risultati della scienza, le dottrine religiose e spiritualistiche, le rivelazioni dei mistici, le indagini sulla psiche umana... Ma tutto ciò deve essere fatto, come ho detto prima, con mente libera da preconcetti, da pregiudizi, da schemi cristallizzati, da fanatismi e da attaccamenti. La ricerca deve essere intrapresa con cuore umile ed intelletto libero, con purezza di movente e con sincera sete di verità, e soprattutto con un anelito profondo ed autentico che esprima la voce stessa della nostra anima, l'aspirazione ardente ed insopprimibile della nostra essenza più vera.
Dice Van Der Leeuw nel suo libro «La conquista dell'illusione»: Finché non ci saremo fatti delle domande con tutto il nostro essere, con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra anima e mente, finché la sete di conoscenza non ci impedirà di mangiare, bere e dormire, finché la vita per noi, non varrà più di essere vissuta senza l'esperienza della verità vivente, non saremo in grado di conseguirla» (pag.166).
Se tale sarà il nostro atteggiamento interiore nella ricerca della conoscenza, vedremo che, a poco a poco, dall'apparente intricato groviglio di idee, di problemi, di dubbi, dal complicato e confuso ammasso di concetti, opinioni, dottrine, emergerà un filo sottile, che sembrerà collegare, in maniera invisibile ed inavvertita, tutte le tendenze, tutte le soluzioni più disparate in un punto più alto di sintesi e di unità.
Emergerà un «quid» comune a tutte le linee di ricerca e di indagine, che non appariva manifesto alla prima osservazione, ma che esisteva, come una vena d'oro puro in mezzo al minerali grezzi. Questa concordanza, questa unità sottostante alla apparente molteplicità e diversità, è forse la scoperta più importante e fondamentale della nostra ricerca, perché porterà, quasi inavvertitamente, a nuovi e costruttivi orientamenti, a profondi cambiamenti di vedute e ad un ampliamento di coscienza, che influenzerà, anche se non ce ne renderemo conto, tutto il nostro modo di essere e di pensare.
Il sentire che esiste un'unità, non soltanto nel senso materiale e biologico, ma anche nel senso più profondo della coscienza e delle aspirazioni interiori dell'uomo, è realmente una forza che potrà servirci come una leva per salire più in alto e per fare ulteriori scoperte sulla via della ricerca della verità. Comprenderemo a poco a poco che le risposte ai quesiti fondamentali della vita non possono essere trovate nel mondo del relativo, che si presenta ingannevole, illusorio e continuamente cangiante, ma in un piano più elevato, in un livello di coscienza superiore, a cui possiamo accedere tutti, perché è il mondo del Reale, che potenzialmente già possediamo. In realtà si tratta di «spostare» il nostro centro di coscienza, la focalizzazione della nostra attenzione, e di far diventare conscio ciò che è inconscio, poiché in definitiva la scoperta della verità è un lento e graduale passaggio dall'oscurità dell'incoscienza, che ci fa identificare con ciò che è illusorio ed irreale, alla luce della piena coscienza.
Per dare quindi un certo ordine ed una certa concretezza al filo delle nostre riflessioni, è opportuno farci un quadro ben preciso dei punti che prenderemo in considerazione. Prima di tutto daremo uno sguardo ad alcuni argomenti generali, ma di importanza fondamentale, che serviranno di preparazione e di chiarimento per quelli che saranno trattati in seguito, nella seconda parte di questo libro, e cioè: le grandi Leggi Universali che regolano la manifestazione dal microcosmo al macrocosmo, dal relativo all'Assoluto, dall'uomo a Dio, e che mantengono l'armonia e l'equilibrio della Vita Una.