di Edoardo Conte
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” scriveva Dante, il grande poeta e iniziato. Questa frase mi si è rivelata all’improvviso nel suo significato primigenio. L’Amore è l’Informazione che rende coeso lo spazio, direbbe un astrofisico dalla visione chiara del firmamento fuori e dentro di sé.
Se assumiamo l’Amore come informazione coerente che unisce, custodisce e rende armonica la vastità del tutto, allora siamo in presenza della vera funzione dell’Amore. È la funzione della Coscienza universale che si perpetua negli Universi e nei mondi in tutte le loro dimensioni.
Questa affermazione è rivoluzionaria e dà contezza della visione e sapienza di Dante.
L’Amore muove le stelle poiché le intreccia in una rete di comunicazione coesa. Per dirla con le ultime teorie sulla materia oscura: l’Amore è quella rete ordinata invisibile (per cui oscura alla vista) nelle cui campiture trova dimora la materia visibile incubatrice di galassie. La musica delle stelle è scritta su quello spartito. Il codice ritmico del Musicista Divino.
Ma se l’Amore è l’informazione cosciente che rende coesi gli infiniti universi, allora l’Amore è la Coscienza primigenia universale. Quella Coscienza frutto della relazione tra il Padre inseminatore genetico e la Madre matrice formale. Ciò appare a prima vista come una contraddizione paradossale. Se l’Amore è informazione coesa come può essere l’origine di tutto? Una informazione per sua definizione è un risultato, non una causa, poiché ha un emittente che la emana e un ricevente che la raccoglie. A ben vedere anche la terna costituita da Osservatore, Osservato e Osservazione, altro modo di definire la funzione di Padre Madre e Figlio, — la triade divina della creazione — ha in sé gli elementi del paradosso. Se c’è un osservatore ci deve essere, per forza, qualcosa che viene osservato e… altrettanto contemporanea deve scaturire l’osservazione che è il frutto o la sintesi dei due.
Dunque, la soluzione del paradosso è nella ineludibile contemporaneità dei tre soggetti. Nessuno dei tre può esistere senza l’altro. Nell’istante in cui l’Osservatore osserva l’Osservato vi è l’Osservazione come specchio dei due. Una “specchiatura” che li rinnova entrambi. Quel riflesso è informazione d’Amore. Quell’Amore è coscienza. Quella Coscienza è il Figlio dei Due; e come figlio è il perpetuatore del Padre e della Madre, colui che ne porta i semi qualitativi che germineranno nuova vita.
Ecco compreso l’arcano!
Il figlio coscienza è amore e la sua funzione è quella di rinnovare l’informazione dell’intreccio vitale affinché egli, il figlio, possa crescere e divenire a sua volta Padre e Madre. Il Padre genitore, ossia, portatore di nuovo seme, e la Madre genitrice, cioè, custode di quel seme per generare nuova vita.
Nella nostra limitata visione e comprensione del mistero che origina la Vita, si rende chiara la funzione dell’Amore che è frutto e al tempo stesso generatore e custode della esseità in espressione. Non causa o significato e neppure solo effetto, ma i tre insieme. L'Amore nasce dall'unione di Spirito (Volontà) e Materia (Intelligenza) come Coscienza o, Amore in divenire, e identifica sia lo Spirito che la Materia in Coesione cosciente.
Ad ogni grande Ciclo universale si ripete la triade della creazione. Ma non vi è nuovo Ciclo che non nasca dall’esperienza raccolta e custodita nel passato. Così l’Amore trasporta i semi donandoli al novello Padre che renderà fertile la nuova Madre; e il Ciclo rinnovato riprenderà senza fine e senza inizio come il serpente che si morde la coda: l’Uroboros cosmico.
L’Amore, dunque, è generatore cosciente e custode sapiente di nuova VITA.