di Enzio Savoini
Come si costruisce un pensiero? Rispondiamo a questa domanda nel modo seguente:
“L’uomo si sa è capace di pensare e lo fa continuamente: non passa un istante della sua vita di veglia senza formulare una sentenza mentale. È così abituato a questa continua attività, che pensare gli pare naturale e banale. Talora pensa in modo concentrato per risolvere un dato problema, ma più sovente pensa in modo ‘spensierato’ ed emette nello spazio energie mentali di basso conio, che si sperdono, si sfilacciano e calano nel fondo melmoso dell’oceano mentale, quale fanghiglia inutile e inquinante.
L’uomo pensa, è vero, ma debolmente, in modo disordinato, assurdo e quasi sempre senza controllo. Non dà e non riconosce vera importanza all’arnese suo più potente. Senza tema di esagerare, le giornate mentali umane sono le più triviali, anche quando la qualità del pensiero ha qualche nobiltà, e si distingue dalla nebbia prevalente.
Certo queste affermazioni sono generiche, certo si tace delle belle ricerche mentali, dei successi innegabili: si vuole infatti descrivere la miseria del pensiero comune, quotidiano, prodotto da miliardi di pensatori inconsapevoli di quanto sia roccioso un vero pensiero.
Nessuno, in realtà, si propone di ‘costruire un pensiero’. Tutti lasciano che nascano e si sviluppino da sé, senza guidarli verso uno scopo definito, senza dar loro una forma predisposta. Nessuno insegna a pensare, e si dà per scontato che tutti sappiano come si fa, non appena si esce dalla puerizia.
S’insegnano i mestieri, la moralità, il controllo dei sentimenti e delle emozioni; si trasmettono regole di comportamento sociale, ma le attività mentali sono lasciate senza guida. Ne risulta una società composita, nella quale emergono alcuni individui che, per passate esperienze, possiedono una certa capacità di controllare il pensiero, per il bene e per il male.
Dall’insieme innegabile di queste constatazioni, emerge la necessità di osservare attentamente il pensiero. […]
Costruire un pensiero è una vera impresa, che richiede volontà, scopo, pazienza, amore, luce, idealità, precisione. I pensieri continuamente formulati alla leggera dall’uomo durante le sue giornate sono fugaci e, in breve, anziché espandersi, calano nella melma, nel fango del fondo, donde si sollevano solo quando le acque mentali sono agitate.
Certamente alcuni pensano in modo non caotico, e ne risultano opere degne e persino geniali, che aprono nuove strade e concezioni all’intero genere umano, ma il pensiero generico, quotidiano, comune, abitudinario è sempre di bassa levatura, cosa che tutti sanno e testimoniano.
Bisogna quindi imparare a costruire i pensieri, e in questa scuola si frequenta in solitudine, istruiti da un Maestro invisibile. Descrivere il processo non è possibile, perché varia con l’individuo (e il Maestro); tuttavia è facile comprendere che è vera arte, con le sue regole, proporzioni, arnesi, orientamenti, e che conduce alla padronanza della mente, che equivale a una sovranità.
Il pensiero, dunque, va costruito con cura, come si esegue una scultura nella viva roccia. Ogni giorno, colpi di scalpello espellono gli eccessi e correggono la forma nascente, che alla fine dovrà essere levigata, trasparente e luminosa. Non sorprende che per un’opera siffatta sia necessario adoperarsi per una vita.
Che genere di pensiero costruire?
La domanda, dopo quanto si è scritto, pare sciocca. Non vale certo la pena dedicare il meglio di sé a qualcosa di risibile, senza efficacia, superficiale, insomma, inutile. La risposta è una sola, che si può esprimere in tante diverse maniere, ma si dice in un solo modo:
‘il pensiero migliore’.
Questo pensiero è noto a tutti, per lo più è sepoltonelle profondità abissali del cuore e resta ignorato. Ripescato da quei fondali si traduce, in lingua moderna, con due parole:
IO SONO.
Qui, adesso. Non divento, perché sono.
Un tale pensiero è insolito. Nessuno lo coltiva: tutti conoscono i continui mutamenti (età, salute, lavoro, ecc.) che si presentano improvvisi e imprevisti nella vita quotidiana. Perché afferrare quell’eterno presente, che sfugge continuamente?
La risposta è davvero cruciale e non ammette repliche:
perché è vero”.
(Enzio Savoini, Costruire un pensiero, diario 29 gennaio 2004, testo inedito)
L’autore suggerisce in seguito, che la sua attuazione prevede la combinazione di due modalità di comportamento: dimenticare e osservare, ovvero “dimenticare il sé minore e sorvegliarlo con attenzione” (Ibidem). In questo modo la coscienza viene nutrita con attitudini, comportamenti, pensieri volti alla sua crescita, alla sua espansione, alla sua evoluzione. Ogni espansione di coscienza è tale da inglobare sempre il livello precedente e così salire verso alte vette.
“Se la coscienza è limpida, tende a salire come una mongolfiera. Nulla e nessuno può trattenerla in basso, se stabilmente anela al Bene; perciò non si deve rimandare l’educazione del pensiero” (Aum, § 103, Collana Agni Yoga).