L’uomo che ha voltato le spalle alla profanità e che non è più “del mondo”, em-patico nei riguardi dell’uomo e della natura, sa che dare è un comportamento spontaneo per l’anima matura e che è l’avidità dell’uomo ancora involuto che tende a trarre utili dall’aver dato.
Sa che il Sentiero stesso è una “cordata”: chi è più avanti sostiene “i più piccoli”. Pertanto, non si aspetta nulla, dona con apertura di cuore e nella gioia senza curarsi, come chi è ancora immerso nella profanità, di “cogliere i frutti dell’azione”:
“Lo strumento d'azione, o agente, che è pieno d'attaccamento, pieno di desiderio per i frutti dell'azione, pieno di cupidigia, impurità e propensione alla violenza, che diventa facilmente giubilante o depresso, è chiamato rajasico.”
(Bhagavad Gita, Il canto del Beato, 27)
Afferma il Maestro Aïvanhov , ben sintetizzando il senso della “fedeltà” dell’aspirante-discepolo:
“Prima che decidiate di servire un ideale, siete liberi di fare quel vi piace, ma una volta presa la decisione non lo siete più. Vi siete impegnati: avete innescato un movimento e siete tenuti a rimanere fedeli al vostro impegno. Sapendolo, alcuni penseranno che è preferibile non impegnarsi in modo da preservare la propria indipendenza… Ne hanno tutto il diritto, ma l’indipendenza, così come essi la comprendono, porterà loro inevitabilmente delusioni e prove, e sarà allora che si sentiranno veramente prigionieri.”
(Omraam Mikhaёl Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
E’ necessario pertanto agire con cor-aggio fuori dalla convenzionalità e artificiosità e lavorare sulla sostanza delle situazioni reali, nella Fratellanza e nella luce della Verità.
Fedeltà al Lavoro, Verità ed Em-patia (én pathos: “dentro il sentimento”), nel Gruppo e nella vita, aprono le porte dell’anima; promuovono la gratuità, la fiducia, il dono; favoriscono l’emergere negli altri della Bellezza e della Verità spesso segregate nel profondo, ricoperte da paura e arroganza nel timore di essere derise.
Anche per la Cedercrans, come per la Bailey, la Fedeltà all’Ideale è imprescindibile dallo “sforzo” della disciplina:
“ (l’aspirante) si sforza di vedersi così com’è realmente, e cioè un’Anima, e in tal modo accede alla visione, che all’inizio è distorta dalle nuvole del suo stesso pensiero, e in seguito è chiara e meravigliosa.
Dopo aver colto la visione - anche se solo in parte - si appresta quindi ad incarnarla, a dare lui stesso corpo a quella manifestazione. Si sottopone ad un periodo di autodisciplina in cui foggia la sua vita di pensiero, le sue emozioni e le sue azioni fisiche per rappresentare l’ideale che ha trovato.
In tal modo lo strumento viene letteralmente ricostruito.”
(Lucille Cedercrans, Il Sentiero dell’iniziazione, vol. II)
Fedeltà alla Visione intravista e “visione interiore” dell’altro attraverso l’atteggiamento empatico, che coniuga verità senza infingimenti ed amorevolezza partecipe, sono i primi passi per la costituzione di un Gruppo che intende funzionare su livelli più elevati della spirale evolutiva. Ciascun membro del gruppo, sostenuto e illuminato dall’attenzione dell’altro, potrà più facilmente pervenire ad una maggiore en-ergia (“forza dentro”), la quale potrà condurre ad una situazione interiore di en- tusiasmo (“un dio dentro”). Potrà così affrontare con maggior impeto e determinazione i propri sempre rinascenti “draghi interiori”, sottomettendoli infine al dominio dell’Anima.
Estendendo la riflessione dal Gruppo a livelli più alti e universali, Fedeltà al Lavoro ed Empatia ci conducono a col-laborare (svolgere insieme un lavoro) all’evoluzione dei regni di natura (minerale, vegetale, umano); a sentirci uno con l’Universo, scorgendo in esso il nostro posto e il nostro ruolo di co-operatori creativi .
Esse portano così alla pace dell’anima.
In tale visione, l’Empatia non sarà solo un termine “psicologico” o piacevolmente “attuale” ma ne saranno riconosciuti il ruolo e la funzione e più elevati: divenire strumento indispensabile a formare la base della nuova comunità mondiale; poiché è l’“Empatia universale” che, alla lunga, salverà il mondo!
L’aspirante che, partendo dalle relazioni di Fedeltà ed Impegno all’interno del Gruppo, amplia la sua visone avvertendo gradualmente il senso “sacro” dell’Empatia universale intraprende il percorso che porta alla resa della personalità all’anima, focalizzandosi sempre più intensamente sul Fine e sull’Opera da compiere.
Egli ora sa che il suo compito è materializzare idee di Luce sulla terra e che la sua dignità è nel servire.
Avvertirà sempre più chiaramente la sacralità della vita degli uomini e delle creature degli altri regni di natura: essa è il riflesso della Sacralità della Vita Maggiore nella quale “viviamo e abbiamo il nostro essere”.
E’ rispetto a tale atteggiamento di Fedeltà all’Ideale evolutivo e di attenzione empatica alla Vita, crogiuolo di evoluzione, che si può valutare l’avanzamento dei Gruppi umani.
In tale prospettiva, ogni azione può diventare “sacra” e ogni attività dell’esistenza può diventare “simbolo evocante” quando chi le compie mantiene interiormente uno stato di coscienza elevato e la pura intenzione di trasmettere in essi, “fedelmente” ed “empaticamente”, l’energia e il segno della Bellezza:
“Il segno della Bellezza aprirà le sacre porte” (Maestro Morya).
L’uomo che ha voltato le spalle alla profanità e che non è più “del mondo”, em-patico nei riguardi dell’uomo e della natura, sa che dare è un comportamento spontaneo per l’anima matura e che è l’avidità dell’uomo ancora involuto che tende a trarre utili dall’aver dato.
Sa che il Sentiero stesso è una “cordata”: chi è più avanti sostiene “i più piccoli”. Pertanto, non si aspetta nulla, dona con apertura di cuore e nella gioia senza curarsi, come chi è ancora immerso nella profanità, di “cogliere i frutti dell’azione”:
“Lo strumento d'azione, o agente, che è pieno d'attaccamento, pieno di desiderio per i frutti dell'azione, pieno di cupidigia, impurità e propensione alla violenza, che diventa facilmente giubilante o depresso, è chiamato rajasico.”
(Bhagavad Gita, Il canto del Beato, 27)
Afferma il Maestro Aïvanhov , ben sintetizzando il senso della “fedeltà” dell’aspirante-discepolo:
“Prima che decidiate di servire un ideale, siete liberi di fare quel vi piace, ma una volta presa la decisione non lo siete più. Vi siete impegnati: avete innescato un movimento e siete tenuti a rimanere fedeli al vostro impegno. Sapendolo, alcuni penseranno che è preferibile non impegnarsi in modo da preservare la propria indipendenza… Ne hanno tutto il diritto, ma l’indipendenza, così come essi la comprendono, porterà loro inevitabilmente delusioni e prove, e sarà allora che si sentiranno veramente prigionieri.”
(Omraam Mikhaёl Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
E’ necessario pertanto agire con cor-aggio fuori dalla convenzionalità e artificiosità e lavorare sulla sostanza delle situazioni reali, nella Fratellanza e nella luce della Verità.
Fedeltà al Lavoro, Verità ed Em-patia (én pathos: “dentro il sentimento”), nel Gruppo e nella vita, aprono le porte dell’anima; promuovono la gratuità, la fiducia, il dono; favoriscono l’emergere negli altri della Bellezza e della Verità spesso segregate nel profondo, ricoperte da paura e arroganza nel timore di essere derise.
Anche per la Cedercrans, come per la Bailey, la Fedeltà all’Ideale è imprescindibile dallo “sforzo” della disciplina:
“ (l’aspirante) si sforza di vedersi così com’è realmente, e cioè un’Anima, e in tal modo accede alla visione, che all’inizio è distorta dalle nuvole del suo stesso pensiero, e in seguito è chiara e meravigliosa.
Dopo aver colto la visione - anche se solo in parte - si appresta quindi ad incarnarla, a dare lui stesso corpo a quella manifestazione. Si sottopone ad un periodo di autodisciplina in cui foggia la sua vita di pensiero, le sue emozioni e le sue azioni fisiche per rappresentare l’ideale che ha trovato.
In tal modo lo strumento viene letteralmente ricostruito.”
(Lucille Cedercrans, Il Sentiero dell’iniziazione, vol. II)
Fedeltà alla Visione intravista e “visione interiore” dell’altro attraverso l’atteggiamento empatico, che coniuga verità senza infingimenti ed amorevolezza partecipe, sono i primi passi per la costituzione di un Gruppo che intende funzionare su livelli più elevati della spirale evolutiva. Ciascun membro del gruppo, sostenuto e illuminato dall’attenzione dell’altro, potrà più facilmente pervenire ad una maggiore en-ergia (“forza dentro”), la quale potrà condurre ad una situazione interiore di en- tusiasmo (“un dio dentro”). Potrà così affrontare con maggior impeto e determinazione i propri sempre rinascenti “draghi interiori”, sottomettendoli infine al dominio dell’Anima.
Estendendo la riflessione dal Gruppo a livelli più alti e universali, Fedeltà al Lavoro ed Empatia ci conducono a col-laborare (svolgere insieme un lavoro) all’evoluzione dei regni di natura (minerale, vegetale, umano); a sentirci uno con l’Universo, scorgendo in esso il nostro posto e il nostro ruolo di co-operatori creativi .
Esse portano così alla pace dell’anima.
In tale visione, l’Empatia non sarà solo un termine “psicologico” o piacevolmente “attuale” ma ne saranno riconosciuti il ruolo e la funzione e più elevati: divenire strumento indispensabile a formare la base della nuova comunità mondiale; poiché è l’“Empatia universale” che, alla lunga, salverà il mondo!
L’aspirante che, partendo dalle relazioni di Fedeltà ed Impegno all’interno del Gruppo, amplia la sua visone avvertendo gradualmente il senso “sacro” dell’Empatia universale intraprende il percorso che porta alla resa della personalità all’anima, focalizzandosi sempre più intensamente sul Fine e sull’Opera da compiere.
Egli ora sa che il suo compito è materializzare idee di Luce sulla terra e che la sua dignità è nel servire.
Avvertirà sempre più chiaramente la sacralità della vita degli uomini e delle creature degli altri regni di natura: essa è il riflesso della Sacralità della Vita Maggiore nella quale “viviamo e abbiamo il nostro essere”.
E’ rispetto a tale atteggiamento di Fedeltà all’Ideale evolutivo e di attenzione empatica alla Vita, crogiuolo di evoluzione, che si può valutare l’avanzamento dei Gruppi umani.
In tale prospettiva, ogni azione può diventare “sacra” e ogni attività dell’esistenza può diventare “simbolo evocante” quando chi le compie mantiene interiormente uno stato di coscienza elevato e la pura intenzione di trasmettere in essi, “fedelmente” ed “empaticamente”, l’energia e il segno della Bellezza:
“Il segno della Bellezza aprirà le sacre porte” (Maestro Morya).