Quale è il sottile limite che trasforma un gesto umanitario in un favore alla casta?
Questa è la discriminante riguardo all’interessamento del ministro Cancellieri nei confronti di Giulia Ligresti. Secondo le parole del Dap Francesco Cascini la situazione dei carcerati a rischio di vita è ed era sotto controllo. Decine di casi monitorati quotidianamente. Se questa affermazione rispondesse a verità la segnalazione del ministro risulterebbe ancora più incomprensibile ed arbitraria.
Perché segnalare un pericolo se è già sotto controllo?
È evidente che la Cancellieri è stata spinta da un senso di riconoscenza nei confronti dei Ligresti che, come sappiamo, avevano assunto il figlio in una loro agenzia assicurativa. Il dubbio che l'anelito umanitario sia dipeso da quello di protezione della casta è assai forte. Detto questo, la posizione di un ministro non può mai essere di parte. Occorre distinguere la persona dalla funzione. La Cancellieri, nella funzione di ministro della Giustizia, non dovrebbe segnalare casi umanitari ma assicurarsi del corretto funzionamento della giustizia nel suo complesso e, quindi, del funzionamento delle carceri e della salute dei carcerati. La funzione di ministro sostituisce la persona; altrimenti non vi sarebbe il ministro ma la persona. I due ruoli non possono coesistere, pena l'ambiguità. Sarebbe come dire che un giudice dovrebbe giudicare in base alla propria umanità e non secondo la Legge. Ciò non toglie che, come persona, nella privacy della propria dimora, tolta la “divisa” del funzionario, la signora Cancellieri avrebbe potuto interessarsi ai Ligresti, o a qualsiasi altra persona, per darle il proprio conforto.
Un ministro, nell'espletazione della propria funzione, non può interessarsi a casi singoli, bensì evidenziare problematiche e soluzioni inerenti il proprio ministero. Semmai il caso del singolo dovrebbe all'ertare il funzionario su di una risoluzione della problematica sociale di più ampio respiro. Come dire: dal particolare al generale; cioè, dal bene del singolo al bene comune, e... non il contrario.