di Edoardo Conte
Caino e Abele, la primigenia coppia umana in conflitto. L'uno pastore nomade, l'altro agricoltore. Entrambi fecero un'offerta a Dio: Abele offrì i primogeniti del suo gregge, mentre Caino sacrificò i primi frutti del proprio raccolto. Quando Dio rifiutò l'offerta di Caino, quest'ultimo, per gelosia, uccise Abele (Genesi 4:2-16).
Non esamineremo la scelta di Dio, il cui significato richiederebbe ben altra riflessione. Ci soffermeremo, piuttosto, su i due fratelli accomunati da un destino ineluttabile. Ancora una volta siamo a considerare una coppia di opposti che si scontrano per la supremazia. I due aspetti dell'essere umano: conscio e inconscio, luce ed ombra, spiritualità e materialità in perenne lotta ma, reciprocamente legati, indissolubili, complementari.
La spuntò Caino, arrogandosi il diritto del carnefice, giudice e giustiziere; o la vinse Abele, che scelse la parte della vittima sacrificale, inerme preda? L'uno assetato di "giustizia" umana e l'altro famelico di "innocenza" divina?
Il fatto è che, tra vittima e carnefice, nessuno ne esce vincitore. Nel Karmico abbraccio dell'esistenza umana, ognuno è carico del proprio fardello e lo porge all'altro per scaricarne il peso. Ma il fardello ritorna e si scambiano i ruoli: il persecutore viene perseguitato; il giusto si trasforma in aguzzino e la ruota gira intorno al mozzo, e il carro affonda nella melma finché...
...finché una forza non giunga dal profondo dell'animo umano e dal centro del Cuore Divino a sanare il conflitto, ad equilibrare le parti, a fonderle in estrema sintesi.
Questa forza è il Perdono! Il dono d'Amore, il patto indissolubile tra Dio e gli Uomini, tra creatura e creato, tra Anima e personalità. Ognuno perdona all'altro ciò che è stato; ognuno riconosce nell'altro ciò che anch'egli è; entrambi si ritrovano integri, completi, nell'espressione sintetica della totalità.
L'oscurità celata nel "nemico" è la nostra ombra che vogliamo scacciare, ripudiare, combattere. Più la neghiamo e più ricompare sotto altra forma finché non venga "perdonata" nell'altro e quindi accettata in noi, svelando, in quell'istante, la propria luce.
Il perdono ci rende uguali poiché, ognuno riconosce se stesso nell'apparente diversità dell'altro. È come quando ci guardiamo allo specchio e il lato destro ci sembra sinistro, o il diritto ci appare rovescio. Un'immagine illusoria, sdoppiata dalla specularità, contraria a cio che riteniamo di essere e, quindi, ostile. Un'icona che solo il perdono, ossia, il riconoscimento dell'uguaglianza, rivelazione della realtà essenziale, può ricomporre in unità.
Il perdono è strumento d'interazione armonica tra l'individuo e la collettività. Il processo di riappacificazione libera, infatti, la cooperazione creativa, sulla base di un'equità sostanziale. Il perdono rinsalda i rapporti, produce sintonia, unione, inclusività.
Nella lunga sequenza delle nostre vite conduciamo il gioco delle parti scambiandoci di ruolo. Ci mascheriamo da angeli o mangia fuoco, feroci briganti o nobili cavalieri, ma l'uno e l'altro albergano in noi. Attraverso il perdono, verso noi stessi e gli altri, prendiamo coscienza della dualità apparente che separa Abele da Caino, la vittima dal carnefice, il bene dal male, lo Spirito dalla Materia, e procediamo verso quella pacificazione interiore che apre i cuori alla Fratellanza.