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La Luce e l'Ombra

di Edoardo Conte

luce_ombraSul sentiero del perfezionamento spirituale che tende a scoprire la Luce dell’Anima per illuminare le ombre della personalità, sorge da parte dell’aspirante che partecipa a un gruppo di crescita, una domanda spontanea: "invocare esclusivamente la Luce animica o lavorare anche sulla personalità trasmutandone i difetti e fare affiorare gli aspetti oscuri del subconscio per solarizzarli in quella Luce"?
La risposta non è affatto scontata.

Quella breve si esterna in un: “Dipende”.
Quella lunga deve necessariamente prendere in esame i fattori in gioco.
Dipende, dunque, dal grado evolutivo di ciascun aspirante. Dipende dalla configurazione delle qualità di raggio di ciascuno. Dipende dal grado di coesione dello stesso gruppo e non ultimo, dipende dal carisma della guida spirituale del gruppo. Prendendo in esame quest’ultimo fattore, poiché in qualche modo ne riassume e ingloba gli altri, ritengo che in un gruppo con tendenza mistica qualificato dal secondo o sesto raggio, —rispettivamente d'Amore e Devozione— l’aspetto carismatico sia molto importante e determini fortemente la direzione e coesione dei componenti. La devozione sostiene i corpi emotivi e li mantiene coesi. Ciascuno si affida alla luce magnetica emanata dalla guida concentrandosi sull’aspetto animico di gruppo. L’amabilità prevale sulla dialettica e le asperità personali non vengono prese in considerazione portando l’attenzione solo alla coesione di gruppo e alla sedicente (o seducente) evocazione della Luce animica. I cuori sono consolati e tenuti uniti dalla nota armonica emanata dalla guida. Ciò è bastevole per dare garanzia dell’effettivo contatto con l’Anima e della soluzione delle problematiche personali mediante la Sua Luce? Non vi è certezza, poiché si potrebbe sviluppare nel gruppo una grande illusione collettiva sostenuta dalla devozione. Illusione che pacificherebbe gli animi in superficie ma potrebbe tenere nascosti o repressi o temporaneamente ammansiti i mostri del subconscio personale.

Se, d'altro canto, prendiamo in esame un gruppo aquariano di quinto o settimo raggio —rispettivamente di Conoscenza e Ordine— che tende a sviluppare una leadership collaborativa sostituendo la guida carismatica con una guida a responsabilità partecipata, troviamo una diversa tipologia comportamentale con un fattore di rischio altrettanto elevato.

La guida partecipata richiede un paritario coinvolgimento e una responsabilità distribuita. È bastevole che uno dei partecipanti soccomba all’attacco delle forze oscure sulla di lui ombra che l’intero gruppo entri in crisi. Non essendoci l’affidamento emotivo ad una guida carismatica il gruppo deve per forza gestire le problematiche coralmente. Il contatto animico è ricercato attraverso una predisposizione individuale ed anche mediante un coinvolgimento dialettico che necessita di conoscenza. Pur sapendo che la conoscenza non porta automaticamente alla Saggezza dell'Anima, ciò nonostante è indubbio che sia una tappa ineludibile sul percorso dello sviluppo coscienziale. La conoscenza non è garanzia di Saggezza ma è senz’altro propedeutica ad essa.

Conoscere significa entrare nell’antro oscuro dell'ignoranza con il lume della ragione in mano. La caverna platonica ne evoca tormento ed estasi. Ma conoscere è, primariamente, conoscere se stessi ed implica il penetrare le oscurità dell'antro interiore che prende il nome di subconscio. Esistono molte tecniche per stanare i mostri del subconscio; dalla psicologia analitica junghiana alla psicosintesi assagioliana; ma tutte concordano sul fatto che non esiste liberazione senza attraversare e sublimare un percorso costellato di sofferenza. Ogni mostro o sub-personalità va contattato, riconosciuto, portato in emersione e illuminato. È un percorso catartico che si risolve alla Luce dell’Anima, ma una Luce sofferta e conquistata.

Ci sono garanzie di riuscita? No. Anche questo percorso non dà certezza poiché non è esente da illusione. Contempla una partecipazione solidale, soprattutto quando il dolore delle ferite ricontattate dalla coscienza si fa intollerabile. Se i cuori non sono disposti a farsene carico unitariamente, quel dolore può acuire le distanze tra le personalità innescando raffronti, gelosie e invidie, e la ricerca dell’Anima gruppo può sfociare in una illusoria e pericolosa separatività disgregante. Sia nell’un caso che nell’altro, il cuore del gruppo, ancor prima che l’Anima fa la differenza. Se il cuore è, come sappiamo, il fattore di sintonia, sintesi e unione, che consente, da un verso, il contatto con l’Anima mediante la sincera aspirazione, e dall’altro, la solarizzazione dell’ombra mediante la trasmutazione e il perdono, ne consegue che da esso dipende la coesione di gruppo e la disponibilità a percorrere il sentiero in modo unitario e proficuo.
Allora la domanda sorge spontanea! Come ottenere l’unione dei cuori?

Abbiamo visto che il rischio di illusione da “entusiasmo mistico” dei gruppi con prevalenza devozionale equivale al rischio di illusione da “conoscenza pregiudizievole” dei gruppi con prevalenza conoscitiva. Trovare la misura aurea è assai arduo ma non impossibile. Dopo tanti anni di vocazione mistica ed altrettanti in cui ho inseguito la conoscenza e sperimentato, come istruttore di gruppo, svariate tecniche introspettive, sono giunto alla conclusione che l’unione dei cuori sia realizzazione indispensabile per qualsivoglia sviluppo ulteriore. La prima fase di aggregazione di gruppo dovrebbe mirare a questo preliminare conseguimento. Nessun lavoro o servizio di gruppo è possibile senza di essa e nessuna creatività della mente può dare i suoi frutti a prescindere dalla comunione dei cuori. 

I fattori elencati all’inizio della riflessione quali il grado evolutivo individuale o la configurazione dei raggi della persona sono comunque subalterni alla comunione dei cuori, poiché solo mediante quella comunione gli aspetti divergenti inferiori trovano convergenze e risonanze armoniche nei piani superiori dell’essere e dell’esistenza. Il cuore è mediatore tra il Sopra e il sotto, per questo è il “Centro”. E solo dal centro si diparte il raggio che funge da asse e canale tra il primo, la Monade e l'ultimo, la persona. Solo il centro del Cuore li può unire in una stabile comunicazione in modo che l'Anima, che è il Cuore Superiore, Centro Mediatore Spirituale, possa diffondere la Sua Luce. Se non si determina il centro, o punto d’origine, non si può irradiare una circonferenza o spazio interiore condiviso.

Come, dunque, ottenere l’unione dei cuori?
Con un’opera appassionata e incendiata d’Amore che ogni giorno brucia le scorie personali come il carbone nella caldaia. Ogni giorno, senza tregua, scava dentro l’oscurità della miniera interiore per estrarre i minerali necessari alla combustione e farsi strada verso il centro. Ogni giorno le Anime incarnate che karmicamente si trovano ad essere i minatori di quel gruppo, come i sette nani di Biancaneve, si calano nella miniera con libera e determinata scelta per raggiungere quel centro e scavando e bruciando e scavando ancora, trovare, nell’oscurità più profonda, il diamante del cuore. È quel diamante che consente di penetrare, alfine, l'oscuro baratro del proprio Ade, sapendo che per salire sulle vette illuminate dello Spirito occorre prima discendere negli abissi dell'inconscio. La sua luce è la Luce dell’Anima che rifulge nella grotta del cuore; è la stella che indica il cammino per ritrovare il bambino gioioso che, nato al buio della grotta, si eleva via via nella Luce per lenire il dolore e divenire il Cristo risorto.

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