di Edoardo Conte
Tra le tante classificazioni psicologiche della personalità umana, la teoria della Psicosintesi individua 7 tipologie che riconducono ad altrettanti modi di agire e relazionarsi. Ognuno di noi possiede caratteristiche dell’una o dell’altra e come un direttore d’orchestra può far suonare le note più utili e piacevoli a seconda delle situazioni.
Incontriamo il collega Norberto che prende a raccontarci l’ultimo film che ha visto: procede preciso e filante come un treno che corre sui binari e alla fine abbiamo un’idea precisa della trama, anche se ci sentiamo un poco annoiati. Alla successiva macchinetta del caffè ecco Fausta, che ci racconta lo stesso film: incredibile, sembra tutta un’altra storia! Se non l’avessimo già sentita da Norberto, non avremmo la più pallida idea della sequenza degli episodi; in compenso, siamo impressionati dalla colorata vivacità di una serie di flash che ci hanno trasmesso con pienezza l’atmosfera di alcune scene, quelle che più hanno colpito Fausta.
In un’altra stanza dell’azienda due colleghi del marketing stanno esaminando il programma di lancio dell’ultimo prodotto. Uno sottolinea con freddezza e cura gli aspetti dei tempi, della pianificazione, delle risorse, della logistica; l’altro enfatizza, accalorandosi, il coinvolgimento della forza-vendita, l’atmosfera della convention, lo spettacolo da offrire per suscitare commitment, il colpo che verrà inferto alla concorrenza. Forse i due colleghi hanno ruoli diversi? È probabile, ma la differenza non sta tutta qui.
Una delle prime cose che impariamo, crescendo, è che non siamo tutti uguali. Anzi, più aumentano i nostri contatti sociali, più ci accorgiamo che l’essere diversi è una caratteristica peculiare dell’umanità. Caratteri e personalità assumono sfaccettature tra loro anche molto dissimili e la psicologia ha da tempo cercato di razionalizzare queste differenze per scoprire le caratteristiche che spiegano – in termini statistici – le diversità, in modo da poter fare previsioni dei comportamenti. Così è stata ideata una grande varietà di classificazioni tipologiche.
Qui presentiamo la tipologia ideata dalla Psicosintesi, corrente della psicologia umanistica, che individua 7 gruppi di funzioni che costituiscono motivazioni e obiettivi di vita di altrettanti gruppi umani. Ecco, in una prima sintesi, i 7 tipi e le relative funzioni:
1. Tipo Volitivo - funzioni: dominare, iniziare, condurre, governare, giudicare, punire, combattere, distruggere, conquistare;
2. Tipo Comunicativo-amorevole - funzioni: mettere in relazione, unire, fondere, proteggere, nutrire, rafforzare, comprendere, insegnare, educare, illuminare;
3. Tipo Attivo-pratico - funzioni: ideare, inventare, manifestare, costruire, produrre cose e idee, adattare, intraprendere, comunicare, diffondere, creare contatti, commerciare;
4. Tipo Creativo-Artistico - funzioni: creare armonia e bellezza, mediare tra gli opposti e collegarli, intuire, promuovere l’originalità e il nuovo, fare sintesi;
5. Tipo Scientifico - funzioni: osservare, analizzare, ricercare, sperimentare, descrivere, spiegare, persuadere, divulgare;
6. Tipo Idealistico-Devozionale - funzioni: risvegliare a doveri, elevare gli animi, cogliere la visione, indicare l’ideale, entusiasmare, guidare, manifestare fedeltà;
7. Tipo Organizzativo - funzioni: progettare, pianificare, programmare, organizzare, standardizzare, definire procedure, strutturare, risolvere problemi di interrelazione.
Questo elenco dà soltanto una prima idea della ricchezza di comportamenti dai quali ognuna di queste funzioni può essere espressa. Qui, basti dire che il modo di raccontare attribuito a Norberto è quello del tipo Scientifico, mentre Fausta bene interpreta la caratteristica comunicativa del tipo Creativo-Artistico; e il dialogo tra i due colleghi di marketing potrebbe benissimo essere quello tra un Organizzativo e un Idealistico-Devozionale.
Per fortuna nulla nell’essere umano è semplicistico: bisogna sapere infatti che in ogni individuo è sempre manifesta più di una tipologia, in generale da quattro a cinque. Con l’andar del tempo, una prende il sopravvento, ma la ricchezza di un carattere è data proprio dall’alternarsi di elementi propri dell’una o dell’altra. È la gestione di questa varietà che impegna spesso intensamente la volontà di ogni individuo. Come se, da una posizione centrale, ci trovassimo a dirigere il traffico tra le varie energie psichiche che chiedono di esprimersi. Questo appello alla volontà è di grande rilevanza anche sotto un altro aspetto: l’alternarsi delle tipologie è in gran parte funzione dell’età e del processo di maturazione personale.
Da giovani cerchiamo dentro di noi – e ci sforziamo di tirare fuori – quella che è spesso chiamata la nostra nota. Cerchiamo di farla risuonare nel lavoro e negli affetti, alla ricerca del nostro personale stile di vita. Agli inizi può capitare che questa nota sia un poco grezza, poco raffinata. Quello che importa è che si senta. È il momento in cui affermiamo con convinzione: “Io sono fatto così”.
Man mano che maturiamo mettiamo in atto, grazie a vari stimoli, un processo di auto-educazione. Impariamo a modificare alcuni tratti del nostro carattere, scegliendo elementi di tipologie che magari non sono spontaneamente le nostre, ma che capiamo ci possono essere utili per raggiungere obiettivi professionali e di relazione.