di Edoardo Conte
Il Mago e la magia sono il primo l’artefice e il secondo il mezzo con cui l’osservatore distaccato compie l'opera costruttiva.
Ho scritto: “l’osservatore distaccato”, poiché non si compie magia bianca, cioè la trasformazione delle forme materiali, senza un proposito distaccato. Tale proposito, per essere distaccato, dovrà indirizzare la magia per il più vasto Bene, non essendo il vero mago interessato al proprio bene personale (ciò che il mago nero invece è).
Detto questo, occorre al Mago uno strumento che sia il prolungamento proiettivo del suo operare, nel senso che gli permetta di proiettare la potenza magica del volere in una direzione ed una sola. Da qui si comprende come l’arte magica sia la scienza della proiezione focalizzata.
Ebbene, tale strumento è la cosiddetta “Bacchetta magica”!
Da sempre il Mago o colui che ha la responsabilità acquisita di guidare verso esperienze evolutive, è equipaggiato di uno strumento non solo simbolico ma, per l’appunto, proiettivo del volere superiore: Il bastone o verga. Sia il Vincastro del cardinale o lo scettro del re, ha da sempre, la Verga, avuto la funzione di ribadire e indirizzare, battuta a terra, il volere superiore che discende dal Cielo sull’Umanità.
Il botto del bastone che tocca con forza il terreno, per mano dell’uomo (co-creatore e mediatore divino), simboleggia il rumore del tuono o il rombo del fulmine (verga) scagliato dalle mani di Giove. Quel botto scandisce la volontà e imprime la direzione, affinché la forma sia trasmutata secondo il proposito.
Al nostro tempo abbiamo varie figure che si servono della mazza cerimoniale per dirigere l’attenzione verso una meta; ma di tutte, una è ancora la più diffusa: il direttore d’orchestra. Come il Mago, il direttore usa la bacchetta per scandire il ritmo della musica ma anche, interpretare con i diversi gesti, le sfumature, la potenza o la freschezza della sonorità espressa.
Il direttore d’orchestra ci insegna come usare la bacchetta, con fermezza ma, al tempo stesso, prudenza e sensibilità. Una oscillazione di troppo potrebbe mandare fuori ritmo l’orchestra e far stonare la melodia. Così il novello mago deve usare la bacchetta con l’occhio della mente e per mano del Cuore.
In mancanza della bacchetta possiamo noi, maghi bianchi in erba, usare il dito indice, come fa il bimbo che ancora prima di saper parlare, sa, da subito, allungare il braccino e il dito indice per indicare il suo volere o una necessità impellente. Quel dito è la sua bacchetta magica per attirare l’attenzione e ottenere ciò che desidera. Il suono è, di solito, un’esclamazione perentoria, un “hé” in cui è sintetizzato il potere creativo dell’essere umano.
Facciamo che quel ”HÈ” che è l’equivalente del “SIA” agisca sulle forme nel modo più benefico possibile.