di Edoardo Conte
Noi siamo ciò che pensiamo. L’energia segue il pensiero e, quindi, magnetizza la sostanza astrale dando qualità alle emozioni che, infine, condizionano le azioni. Anche i malanni, oltre ai difetti e ai vizi, sono generati dai nostri pensieri oppositivi che svalutano noi e gli altri innescando un processo degenerativo dello stato di salute originario.
Occorre, dunque, raffinare i nostri pensieri applicando il retto pensare, poiché il pensiero è la causa di tutta la manifestazione. Ciascun pensiero da noi pensato prenderà forma nella nostra vita, in relazione al suo grado di chiarezza e di forza. Questa pratica ci conduce via via verso l’innocuità e così scopriamo che essere innocui significa, dopo tutto, saper pensare. Lo facciamo quando volgiamo l’attenzione della mente verso ciò che unisce. Questo non vuol dire non poter esprimere una critica o un giudizio, se quella critica è costruttiva e quel giudizio è a fin di bene, ossia, fatto per evidenziare una soluzione evolutiva. In questo senso si comprende meglio la necessità del pensiero positivo che non deve essere un’isola felice nel mare del pessimismo, bensì una costante finalizzata al Bene comune.
Non bisogna criticare o condannare l’altro per le sue azioni. Il nostro criterio di giusto o sbagliato deve valere soltanto per noi. Dobbiamo renderci conto che tutto quello che un individuo sta facendo, è giusto per lui, poiché quello è lo stato della sua comprensione. Egli imparerà le lezioni necessarie per ampliare la propria visione della vita. Se critichiamo un comportamento ritenuto negativo, dobbiamo sempre vedere, dopo un’attenta analisi delle motivazioni e dei fatti, anche l’aspetto evolutivo che fa di quel comportamento un’opportunità di crescita. Questo è l’aspetto principale della “trasmutazione” che indirizza la mente e il pensiero verso la luce degli Archetipi per scorgerne il significato e imprimerlo sulla materia… redimendola. La purezza del pensiero sta nella sua luminosità che è data dall’ampiezza di percezione del Piano Divino. Il degrado dipende dal senso di separatezza che ci rinchiude in un guscio protettivo oscurando la visione d’insieme. Così ci sentiamo divisi e, dunque, attaccabili dagli altri. Questo influisce negativamente su di noi e l’ambiente in cui viviamo.
Noi influenziamo tutti coloro con i quali entriamo di frequente in contatto. Domandiamoci pertanto se l’influenza che esercitiamo sugli altri è costruttiva o distruttiva. Un pensiero negativo è letteralmente un pensiero di negazione. Se neghiamo a una persona il diritto al nostro Amore, violiamo il rapporto basilare che intercorre tra due esseri umani; rapporto che è caratterizzato dalla fratellanza. Tutti hanno un Diritto Divino al nostro Amore, poiché tutti gli uomini sono nostri fratelli. Negare questo Amore significa infrangere la legge universale di Relazione, e portare squilibrio nella nostra vita. Quando neghiamo anneghiamo nell’isolamento che spesso degenera in solitudine!
Se dire “NO” è nostro diritto per affermare il libero arbitrio e, a volte, una necessità di salvaguardia, se non addirittura, una prassi educativa; tuttavia, la negazione crea immediatamente una distanza da colmare. Al no va aggiunto un “se” o un “ma” che lo accompagni e addolcisca per ricucire il distacco; o almeno, un perché che indichi all’altro una volontà di mediazione che induca a trovare poi, un punto d’incontro. Sapremo così purificare il nostro pensiero affinché costruisca sequenze logiche che trasformino l’oscurità in luce; le problematiche in opportunità; le divisioni in unioni e la corruzione in perfezione.