A chi si trova su un percorso di crescita coscienziale vien detto che, al di là dello studio teorico, occorre divenire un modello di perfezione per gli altri; in altre parole, essere d’esempio. Non v’è dubbio che l’esempio valga più di mille parole, ma è anche vero che essere d’esempio significa porsi in una disciplina di pensiero, sentimento e azione.
Essere d’esempio è doveroso ancor più per chi occupa incarichi pubblici e gestisce il bene comune, o dovrebbe gestirlo per il bene della Nazione e dei suoi concittadini. Come far rispettare le leggi e le convenzioni del buon vivere se chi è preposto a farlo non le rispetta?
Questo è il problema che induce tanti italiani a rifugiarsi nel “si salvi chi può” ed arrangiarsi applicando la legge del più forte o del più furbo o, ancor peggio, del più intrallazzato. Eppure lo sappiamo che, quando vige la “Legge della giungla” i più deboli, che in genere sono anche i più onesti, soccombono, e ai più forti vengono concesse, come premio, a beffa dei perdenti, immunità e impunità. Questo è lo scenario, o meglio, la scena in cui siamo, drammaticamente, impotenti attori. Tutto ciò non può durare a lungo, poiché le disparità, prima o poi, come i nodi, vengono al pettine e l’ordine delle cose deve essere ristabilito con “le buone o le cattive”, come recita l’adagio. Nella speranza che l’attrito prodotto dai tanti soprusi non sgorghi in azioni distruttive di massa, dobbiamo pretendere, a gran voce, che chi ci governa sia tenuto, per primo, ad essere un esempio di onestà e integrità sia nella vita pubblica che in quella privata; poiché ci si aspetta che, chi è integerrimo nel privato, lo sia, a buon ragione, nell’amministrazione del bene comune. Solo in questo modo per chi evade le tasse, lavora in nero, o, in vari modi, froda la società civile, non ci saranno più scuse o giustificazioni di sorta.