Fermare i pensieri non è cosa facile; eppure non sono i pensieri ad impedirci di stare in pace. Per comprenderlo dobbiamo procedere a ritroso dal pensiero emesso a ciò che in realtà lo muove.
Dietro ad ogni pensiero sta un'emozione, o più precisamente uno stato emotivo; ossia, uno stato d’essere della persona mediante il quale la persona stessa produce un movimento interiore e, quindi, esteriore. Il termine e-mozione significa proprio muovere fuori.
Ma procediamo per gradi.
L’essere umano è composto da una coscienza che a sua volta è incarnata entro 3 corpi: eterico/fisico, emotivo e mentale. L’essere umano medio è mosso da ciò che gli orientali chiamano Kama-manas, cioè l’aggregato costituito dal corpo emotivo e dal corpo mentale. La priorità di Kama (desiderio) su manas (mente) significa che il desiderio muove il pensiero e non viceversa. Dunque, per fermare i pensieri dobbiamo necessariamente essere in uno stato emotivo neutro. Ciò che tende a perseguire la pratica del rilassamento profondo. Occorre, in verità, riconoscere che lo stato di perfetta quiete emotiva e, quindi, di assoluta assenza di pensiero, non è raggiungibile se non per attimi che la coscienza sperimenta come atemporali o di non percezione dimensionale. Attimi che, proprio in virtù della atemporalità risuonano nell’essere come eterni e donano l’esperienza del sublime. Quegli attimi non attimi bensì interludi tra un attimo e l’altro, sono ciò che chiamiamo il contatto con l’Anima; ossia, la connessione con la vera essenza dell’essere raggiunta prevalentemente mediante la pratica della meditazione.
Tornando all’intreccio di emozioni e pensieri, facciamo un esempio.
Se siamo in un apparente stato di calma e riceviamo la notizia che un nostro caro sta male, immediatamente produciamo pensieri di preoccupazione. Ma quei pensieri nascono spontanei nel momento stesso in cui apprendiamo la notizia o emergono sullo schermo della mente mossi dal mutato stato emotivo? Se le emozioni e-muovono, allora non v’è dubbio che i pensieri seguono l’alterato stato emotivo e, ancor prima di divenire tali, emergono come immagini subliminali su quello che qualche riga addietro abbiamo nominato "schermo della mente". In realtà lo schermo della mente non è altro che il piano su cui appaiono immagini tanto veloci da sfuggire al controllo della Coscienza. Immagini così veloci da bypassare le normali sinapsi cerebrali e affiorare istantaneamente dall’inconscio o addirittura dal subconscio poiché mosse da uno stato emotivo ancestrale. I ricordi stessi affiorano, attraverso emozioni repentine, dalle celle di memoria profonda situate nella parte del cervello preposta alle emozioni primitive, che sono proprio quelle che muovono gli istinti per affermare l’io o per proteggerlo. Oltre a ciò, dobbiamo sapere che le immagini sono fatte di sostanza vibrante alla frequenza più alta della dimensione astrale. In altre parole, le immagini sono costituite dalla stessa sostanza delle emozioni ma ad una vibrazione così veloce da sconfinare nelle frequenze del pensiero.
Da ciò comprendiamo che la ridda di immagini/pensieri che cavalchiamo incessantemente scorrazzando, anche a nostra insaputa, per le praterie dell’immaginario, sono il frutto di quel corpo senziente che come un proiettore cinematografico macina i fotogrammi dell’esistenza ancor prima dei pensieri, sovrapponendo l’irreale al reale, i sogni, le speranze le paure e gli atti eroici vissuti e immaginati nell’unico, irripetibile, meravigliosamente magico film della nostra vita.
Senza emozioni non c’è film e neppure movimento. Quel che dobbiamo imparare è mettere ordine nelle emozioni come fa il montatore quando tagliando e ricucendo gli spezzoni della pellicola crea sequenze narrative che esprimono la poetica dell’autore. E quell’autore, regista e sceneggiatore è la Coscienza. Educhiamoci, dunque, a saper gestire le emozioni affinché producano pensieri cristallini in cui specchiare l’Anima per sentirci tutt’Uno.