Chiamato o non chiamato Dio aderisce nell’interiorità e attraverso i simboli può sostenere la coscienza in condizioni di portata illimitata. Dobbiamo sempre lasciare spazio a ciò che è inesprimibile. Il linguaggio simbolico è quello dell’Anima che, essendo Una, fa sentire la sua voce attraverso il codice universale. Come il codice matematico è il linguaggio che formula la struttura materica dell’Universo, parimenti a quello della musica che ne esprime il ritmo, così il codice dei simboli esprime, attraverso la mediazione dell’Anima, il rapporto tra Spirito e Materia. Esso traduce in segni tangibili la Volontà direttiva del Proposito Divino. Segni che danno alla persona sintonizzata con l’Anima la forma che l’Archetipo deve assumere nel tempo e nello spazio. Prendiamo ad esempio il simbolo del punto al centro della circonferenza. Esso è universale poiché esprime la relazione tra una volontà direttiva originaria (il punto) e l’espansione di tale volontà nell’area circostante delimitata dalla stessa forza espansiva (la circonferenza). La forma di una cellula incarna perfettamente la funzione ispirata da questo simbolo. Sta alla coscienza incarnata entro la persona, secondo la propria cultura, tradizione e attività, tradurre il simbolo universale vestendolo di una forma concreta particolare che si adatti ad una esigenza specifica nel qui e ora, così contribuendo alla spinta evolutiva.