Al contrario degli animali, noi umani abbiamo sviluppato, nel tempo, un linguaggio strutturato in fonemi i cui suoni rimandano a lettere di un alfabeto. Questa evoluzione del suono codificato a portato l’Umanità ad esprimere i pensieri in concetti verbalizzati in modo complesso e approfondito; a discapito, però, della universalità del linguaggio. Esistono, infatti, tante lingue quanti sono i popoli della Terra; per cui, il linguaggio universale animale — un cane abbaia allo stesso modo in ogni parte del mondo — si è perso, tranne che nei suoni che esprimono stati d’animo, cioè, nei suoni del linguaggio emozionale. A ben vedere esiste un linguaggio universale che è il vero ed unico linguaggio dell’intero cosmo, ma tale linguaggio appartiene alla creazione ed è la lingua universale dei numeri. Difficile, tuttavia, esprimere un’emozione mediante una sequenza di numeri; difficile ma non impossibile, se si pensa che ogni cosa è vibrazione e, dunque, una frase musicale che è fatta, in fin dei conti, di numeri (le note sono valori frequenziali) può esprimere uno specifico stato d’animo.
Eppure, il linguaggio emozionale fatto di vocali modulate in cantilena per comunicare stupore o imbarazzo, versetti sottili di accordo e compiacenza, sospiri e sussurri di piacere, sbuffi di fastidio o grugniti di rabbia e mogugni di disapprovazione, è immediatamente compreso da tutti: grandi e piccoli di ogni etnia e animali di ogni specie! Si potrebbe dire che il linguaggio emozionale sia il linguaggio del cuore; di un cuore aperto e sereno o un cuore chiuso dal dispiacere e dal dolore; ma, comunque, pur sempre del Cuore: semplice, immediato, vero ed efficace. A volte, sarebbe utile ricorrervi senza correre il rischio di essere fraintesi, usando mille parole.