di Edoardo Conte
Il covid 19 è essenzialmente un filamento di RNA cioè ha in sé parte dell’informazione vitale. È, in tutta evidenza, una entità vivente!
Dobbiamo considerarlo tale per un approccio fuori dagli schemi della scienza, della medicina ma anche della psicologia sociale. In questa riflessione vorrei cogliere il punto di vista della vita che è essenzialmente relazione delle parti col tutto.
Il virus interagisce con l’umanità e muta, cioè si adatta e cambia, come chiunque abbia relazioni. Il vaccino è, essenzialmente un tentativo dell’uomo di interagire e mediare, in una sorta di comunicazione con il virus, in modo che tra uomo e virus si stabilisca un rapporto dialettico e, sempre più, sinergico al fine di armonizzare l’effetto della comunicazione virale con la necessità di sopravvivenza dell’essere umano.
Finché cercheremo di annientare il virus, la vita in esso vibrante lo porterà a sopravvivere e a trovare nuove soluzioni di interazione con noi e l'ambiente.
Occorre dialogare col virus in termini di codice della vita e trovare una soluzione pacifica, un punto di incontro mediatore che armonizzi le sue e le nostre necessità, altrimenti, ad ogni nostra risposta difensiva, accadrà una sua mutazione sempre più drastica e “nociva” per la nostra poca e maldestra capacità di adattamento.
Se il virus ha un compito, come lo ha ciascuna entità vivente, allora vale la pena di scoprirlo, ascoltando il suo messaggio attraverso l’osservazione degli effetti sull’umanità e sull’ambiente sociale, politico e fisico. Occorrerebbe osservare quali tipologie di persone sono le più colpite dalla rigidità di comunicazione e in quali ambienti o habitat. Si è visto che nelle aree più inquinate il virus prolifica, poiché minore è la forza vitale degli umani a contatto con l’inquinamento atmosferico. Ma se l’inquinamento non fosse solo quello delle polveri sottili, bensì un inquinamento anche etico?
Sembrerebbe che gli ambienti in cui prolifichi il virus siano quelli di maggior chiusura delle menti e dei cuori, in cui l’atteggiamento culturale e sociale nei confronti della diversità e del diverso sia più rigido ed esclusivo. Fateci caso, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La mia è solo una ipotesi, forse una velata provocazione, ma varrebbe la pena di porvi un’attenzione particolare: osservare l’inquinamento della vita ai vari livelli fisico, meteorologico, sociale e culturale.
Forse il covid 19 vuole metterci di fronte alla verità che la Vita si fonda sulla relazione. E l’accoglienza della diversità in tutte le forme possibili, è la sua ricchezza, la sua prosperità e finalità ultima.