La nostra civiltà è detta “delle immagini” non a torto. Viviamo, infatti, immersi in un ambiente bombardato da immagini di tutti i tipi. Da un canto le seducenti metafore pubblicitarie e le icone di personaggi famosi che inculcano il mito dell’opulenza e del successo; dall’altro le orribili raffigurazioni della violenza e del dolore.
Non importa dove cada il nostro sguardo; esso coglie ineludibilmente immagini che condizionano l’esistenza nel bene e nel male. Se riflettiamo su che cosa crea un pensiero non possiamo non riconoscere che esso nasce da una emozione che, a sua volta, stimola nel nostro ricordo, ovvero, nell’immaginario collettivo, un’immagine corrispondente. Possiamo, dunque, a ben ragione affermare che i pensieri originano da immagini consce, inconsce e subliminali.
Prestiamo ora, attenzione al linguaggio. Esso porta in espressione i nostri pensieri che sono immagini rivestite di sostanza mentale. Quando ci esprimiamo, anche nelle affermazioni più banali, come ad esempio, ordinare un caffè al bar, entro il cervello si formano sinapsi che collegano la voglia di caffè ad una immagine di benessere e conforto. La voglia stessa è stimolata da un'immagine del nostro ricordo affettivo che ci fa sentire il bisogno di corroborarci, ad esempio, con un caffè. Così fanno tutti i nostri cinque sensi che raccolgono informazioni dall’ambiente, per sottoporle all’elaborazione del cervello e, quindi, dar vita a immagini emotivo-cerebrali. Quando la mamma ci diceva di "fare i buoni" noi associavamo immediatamente la nostra immagine di essere buoni; quell’immagine, secondo l’educazione ricevuta, costituiva il modello a cui tendere. Così abbiamo risposto e continuiamo a rispondere alle sollecitazioni del vivere, ricollegandoci continuamente al patrimonio di immagini del nostro vissuto che è parte dell'archivio di immagini dell’intera Umanità. Non sono le parole che ci muovono; o meglio, il suono delle parole ha il potere di evocare in noi quelle immagini che andranno a muoverci poiché ogni immagine ha in sé una proprietà motoria che ci spinge a realizzarla in concreto. Da tutto ciò si arguisce come sia importante più che il cibo vero e proprio, cibarsi di immagini che ci facciano muovere verso la perfezione della Bellezza e del Bene comune e, quindi, ci conducano a pensieri e sentimenti di cooperazione, accoglienza e fratellanza.