Se vi chiedessero quali forze siano preposte alla guerra rispondereste senza alcun dubbio: “le forze armate”. Eppure, in questa Italia in pace con il resto del mondo, le forze che sono costantemente in guerra non sono quelle armate; bensì… le forze politiche!
In una condizione di normalità questa affermazione sembrerebbe iperbolica; ma se ci riflettete un attimo, avrete contezza di ciò. Di tutte le attività umane quella della Politica, in Italia, è la più belligerante. Non che le altre attività siano impostate totalmente sulla cooperazione fraterna: si pensi all’Economia, dove le parti in gioco si sfidano per la supremazia; eppure, mentre le “battaglie” dei mercati portano inevitabilmente ad accordi commerciali, poiché si basano sullo scambio di beni, e dunque sul fatto che le parti devono interagire in rapporto sincronico, quelle della Politica NO. La struttura stessa dei partiti è basata sulle differenze di pensiero e visione del mondo; ed anche se l’aspetto ideologico non è più così marcato, ciò nonostante, per differenziare l’offerta, i partiti devono necessariamente estremizzare le loro posizioni. Nella rincorsa del consenso alzano bandiere e barricate facendo del conflitto un’arma di potere.
Quante volte assistiamo nei dibattiti politici tenuti negli studi televisivi a scontri su sfumature tematiche a cui il buon senso non darebbe la minima importanza? Tutto viene amplificato per produrre lo scontro! La struttura stessa dei partiti è fondata sulla frammentazione delle parti che si contendono il primato, e, quindi, già in partenza la Politica è un’attività che, anziché mirare all’unione, tende a focalizzare gli sforzi sulla separatività. Il ritornello è sempre lo stesso: “Io sono diverso da te e perciò… sono migliore”. In Politica non si esaltano le similarità, pena l’incertezza di appartenenza da parte del cittadino; bensì le divisioni! In base alle marcate divisioni il popolo può sceglie l’una o l’altra parte per identificarsi e, una volta identificatosi, parteggiare. Perfino la Scienza, nonostante la competizione sui brevetti, fonda le scoperte della sua ricerca sullo scambio di informazioni procedurali affinché una verità scientifica possa essere provata e attestata in tutto il mondo. Quanto sia lontano dalla politica l’ideale di collaborazione e unione non lo si riscontra in alcuna altra attività umana. E questo è un peccato mortale, poiché il vero scopo per cui esiste l’attività della Politica è, al contrario, quello di dirigere i popoli nell’unica direzione possibile, secondo una visione lungimirante, affinché il benessere avanzi e con esso l’evoluzione. La Politica dovrebbe, quindi, esprimere gli alti ideali di condivisione, unione e fratellanza invece di fomentare la guerra. O tempora… o mores!