di Anna Z. The Planetary System
Sole-Vulcano si trova al momento nella sesta qualità di Virgo, che tende a ricongiungere ciò che si mostra separato.
Il Signore del sesto Raggio è Nettuno che stimola e soccorre le varie società, ribaltando le idee superate per introdurne di nuove nelle coscienze che si assumeranno il compito di concretizzarle nella vita comunitaria. Virgo, con il suo sesto potere, conduce gli uomini a collaborare fra loro e Mercurio, reggitore exoterico di Virgo, rappresenta la necessità di custodire e nutrire il pensiero dell’uomo nell’attività quotidiana.
Gli uomini, nondimeno, hanno molto in comune, senza darsene ragione: condividono, ad esempio, l’umanità, e sono liberi utenti del Cielo, con tutte le sue stelle. Hanno, soprattutto, in comune la Vita. Non così l’esistenza, che sovente si tolgono l’un l’altro, per le più varie ragioni.L’esistenza, a differenza della Vita, è un ciclo esteriore che non si può mettere in comune, è personale, e non si può spartire.
Non si può negare che le nuove tecnologie della connessione hanno creato una rete di conoscenze potenzialmente planetaria, ma con profonde diseguaglianze perché ancora molte persone e molte comunità sono fuori da questo sistema e molti individui non sono in grado di usare la tecnologia in modo consapevole, né di analizzare con la propria testa contenuti e dinamiche in modo da non cadere in trappole omologanti e superficiali. Si dovrebbe arrivare a una ‘nuova cittadinanza’ che, purtroppo, per ora è solo illusoria perché attua una restrizione della sfera dei diritti e della libertà e nel contempo l’aumento delle conoscenze, per mezzo delle informazioni, è più quantitativo che qualitativo con conseguente povertà educativa. L’uomo moderno, insomma, non sa valutare le qualità, che pure stanno alla base delle sue sensazioni psichiche, e sono ambite e desiderate, cercate e ostentate. La mancanza è grave e condiziona l’intera esistenza, che scorre immersa nell’ambiente emotivo, vero regno degli impulsi qualitativi.
Non è possibile fermare i cambiamenti o giudicarli dal punto di vista morale e comportamentale e non rendersi conto che la storia di tutti i giorni è una evoluzione velocissima ma costante. Se l’emozione è presente, qualsiasi sia lo strumento per comunicarla, quello strumento la comunicherà e sarà la conoscenza dello strumento che permetterà di cogliere l’emozione. Tutta la realtà viene ad essere sempre più organizzata secondo un modello di tipo reticolare, fondato su un’economia interconnessa della condivisione che, tuttavia, pone anche problemi di appropriazione privata della conoscenza sociale che conduce al controllo. La società interconnessa causa un cambiamento di tutti gli sviluppi sociali, politici, economici e culturali: una vera e propria rivoluzione realizzata attraverso il potenziamento dei mezzi di informazione e comunicazione, che si sono mostrati in grado di governare l’economia in campo mondiale e di attuare uno sconvolgimento senza precedenti nella storia dell’evoluzione dei sistemi sociali, che James Beniger associa, appunto, alla rivoluzione del controllo, cioè di un complesso processo di raccolta, conservazione, elaborazione e comunicazione delle informazioni per esercitare una sorveglianza sociale. La rivoluzione del controllo è iniziata negli ultimi decenni dell’Ottocento ed è proseguita ininterrottamente fino ai giorni nostri, aumentando in maniera esponenziale con lo sviluppo delle tecnologie dei microprocessori. Per le conseguenze di ordine morale, intellettuale, culturale e materiale, questa rivoluzione ha nella storia di questo secolo un’importanza paragonabile a quella della rivoluzione industriale nel secolo precedente.
Ma la storia non è in grado di spiegare perché proprio l’informazione abbia assunto un ruolo di primo piano all’interno dell’economia e delle società contemporanee. Si può ricercare una replica a questa domanda nel modo di essere di tutti i sistemi viventi, e cioè nel rapporto esistente tra informazione e controllo. Se vogliamo, la vita stessa è un problema di controllo, tanto nelle cellule e negli organismi quanto nelle economie nazionali o negli altri sistemi. Le reti elettroniche e i nuovi ecosistemi sociali e digitali favoriscono una comunicazione-connessione planetaria quasi istantanea anche se non si riesce ancora a parlare in termini di concreta apertura dei sistemi e di innovazione socio-culturale, con andamenti che fluttuano tra il caos e l’ordine, tra l’inclusione e l’esclusione. In mezzo a tante argomentazioni ambivalenti non si riesce a giungere alla sintesi anche a causa della mancanza di un modello adeguato, sia interpretativo sia direttivo, che sia in grado di farsi carico di tale complessità per individuare i problemi e cercare di risolverli. Nonostante tutto esiste un ritardo culturale in materia perché, con la colpevole semplificazione che tutto è comunicazione, spesso si utilizzano discorsi e pratiche superficiali, incompetenti e irresponsabili che non permettono di rimettere al centro le persone e la comunicazione come processo sociale della condivisione per un futuro capace di tener conto della dimensione collettiva e non solo di quella individuale. Il mondo è pronto ad accogliere nuovi modelli, più adeguati ai bisogni della gente che poggino sulla coesione, sull’unità e sull’interdipendenza. "Come prima cosa dobbiamo imparare ad essere uomini. Ed essere uomini significa riconoscere il valore della condivisione e prendere i bisogni del proprio fratello come misura per le proprie azioni, senza mai dimenticare che gli altri esistono in noi, come noi esistiamo negli altri."(A. Braggio)
Secondo Braggio presto saremo tutti chiamati a scegliere tra due diversi modi di risolvere i problemi attuali e di intendere la vita in senso lato: da una parte l’egoismo, la competizione e gli inefficaci vecchi metodi dei governi e dall’altra la condivisione, l’unità, la cooperazione e il servizio. L’uomo è un essere spirituale, capace di andare contro il proprio egoismo, di dare un senso alla propria vita e di imboccare una strada diversa da quella che ci ha portati a un passo dal baratro e che implica il passaggio "dalla fede nel dominio sulla natura alla ricerca di un inserimento armonioso nel mondo naturale" (Serge Latouche). Solo quando gli esseri umani cominceranno a pensarsi come un’estesa famiglia globale, che include tutti i compagni di viaggio nel cammino evolutivo della terra, saranno in grado di salvare la loro comune biosfera e rinnovare il pianeta per le future generazioni e per poter interagire con le Comunità maggiori.
Non si può ignorare che è soltanto nel lungo periodo che si creano le condizioni per un vero cambiamento culturale, ma per far questo, a livello dei processi educativi, dobbiamo ripensare gli stessi concetti di libertà e responsabilità in chiave relazionale, dal momento che esiste una questione culturale ed educativa, la cui comprensione è propedeutica per poter affrontare la crisi attuale culturale e di civiltà ancorata ad una comunicazione del dire e dell’apparire a cui non riusciamo ad abbinare una comunicazione del fare. Ancora una volta, occorre ripartire da educazione e istruzione affinché la comunicazione possa rappresentare l’elemento decisivo di innovazione organizzativa, sistemica e sociale. Una cultura della comunicazione che, in considerazione del fallimento di un modello di sviluppo centrato interamente sul consumo, che ha fatto coincidere l’individuo con la figura del consumatore, può creare le condizioni per ripensare il legame sociale e le ragioni del vivere insieme, che diventano i principi di una comunità che deve essere aperta e inclusiva per manifestarsi come pioniera di una Nuova cultura e civiltà per educare alla responsabilità e alla corrispondenza per creare sistemi sociali aperti, inclusivi e pronti a comunicare anche con l’Infinito. Infatti la nostra capacità di intuire ci dice che nello Spazio la rete di connessioni è infinita tanto da schiacciare le quantità per lasciare via libera alle direzioni e alle qualità. Le qualità che, una alla volta, si riconoscono attive nell’Idea di Comunione spiegano perché occorrano educazione e cultura profonde per affacciarsi a quella soglia. La semplice istruzione, per quanto notevole, non è sufficiente, e non di rado è un peso che trattiene in basso. Giova invece la semplicità, come insegnarono san Francesco e altri come lui, che vissero come fanciulli sapienti.