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Il metodo ArchetHealing

archethealing

Ovvero, come agire sui Deva del degrado.

di Edoardo Conte

Per comprendere appieno il metodo ArchetHealing® da me ideato e messo a punto per la cura e guarigione del “dolore esistenziale”, occorre prima avere una visione del mondo sottile in cui agisce. È un mondo fatto di entità a vari livelli vibratori, di funzioni e leggi che sfuggono per lo più alla deduzione umana, pur tuttavia, il mondo della vera realtà dove tutto inizia ed è funzionale al grande Piano evolutivo. Il nostro viaggio nel sottile comincia, per paradosso,  proprio quando l’Anima, la nostra essenza vitale, la coscienza stessa dell’individuo, fautrice di significati e scelte, decide di reincarnarsi.

L’Anima impegnata nella costruzione dei corpi sottili, detti Deva, mentre il corpo fisico del nascituro è in gestazione nella placenta materna, ha un compito molto arduo da svolgere. I corpi sottili Eterico, Emotivo e Mentale sono il risultato della forza attrattiva dei 3 atomi permanenti (3 atomi animici che fungono da memoria temporale dell'Anima) sugli atomi di materia dell’ambiente circostante, e ciò comporta che mentre il corpo fisico si forma per effetto della moltiplicazione e differenziazione dell’ovocellula femminile fecondato dallo spermatozoo maschile, i corpi sottili no. 

Essi sono aggregati secondo le necessità del tema karmico che l’Anima si pone, consultando i Signori del Karma, per l’incarnazione imminente. Alla fine del processo di costruzione del nuovo essere umano, i 3 corpi sono tre Deva distinti con caratteristiche diverse. Devono, tuttavia, imparare a stare insieme, poiché autonomi secondo la funzione karmica che ciascuno dei 3 ha da svolgere. Ecco perché sono qualificati da raggi, di norma, differenti. Quindi, si può comprendere come i corpi sottili della personalità siano dei corpi esterni al corpo fisico, alla guisa di entità deviche indipendenti. E qui nasce la difficoltà dell’Anima a integrarli e dirigerli come un sol corpo.

Da queste affermazioni si comprende come l’approccio alla soluzione dei disagi e delle sofferenze nei tre corpi personali sia strutturalmente diverso da come opera la medicina tradizionale e la scienza della psicologia. Entrambi vedono il corpo umano come un sol corpo in cui gli stati d’animo e i pensieri sono generati dal cervello. Questa è la visione meccanicistica che riduce l’essere umano ai suoi organi e sistemi.

Altro è la visione “del sottile” che li vede come un aggregato di Deva in movimento e senza un coordinamento centrale. Sta all’Anima riuscire a governarli per renderli un tutt’uno. Per cui, l’approccio sottile tende a lavorare sulle entità deviche, ciascuna per conto proprio, modificando o trasformando le loro attività secondo modelli devici superiori per frequenza a quelli personali. In particolare sono i Deva del Piano Buddhico o dimensione della buddhità (la dimensione intuitiva superiore) i "naturali accordatori" dei Deva della personalità. È evocando la loro energia forza e sostanza attraverso i simboli ed i mantra dedicati, cioè combinando luce e suono, che l'opera di integrazione, trasmutazione e sintonia si compie.

Su questa premessa è basato il metodo ArchetHealing® messo a punto ponendo insieme la struttura della vita qualificata dai 7 Raggi creativi e il rapporto con i Deva personali; il tutto condito dall'immaginazione creativa.

La Vita è movimento di crescita di tutte le creature. È resa colorata dalle qualità del Piano evolutivo che prendono forma mediante i principi o Archetipi. I 7 Archetipi, ossia, i 7 prototipi di perfezione emanati dai 7 Raggi creativi che sono i raggi di suono, luce e qualità con cui il Piano invia l’informazione necessaria alla vita e agli esseri viventi. Il settenario la fa da padrone strutturando la Vita in ogni sua componente.

Vi è poi il ciclo vitale che rende fertile la crescita delle nuove forme. I 28 giorni della rivoluzione lunare lo ritmano dando al nostro pianetino la funzione di "costruttore di forme”. Sembra che la Vita sulla terra oltre che dal sole, dispensatore di luce e informazione vitale, dipenda dalla luna, dispensatrice di caratteri, umori e fertilità.

Un altro elemento concorre al metodo: il rito.
Noi esseri umani siamo particolarmente attratti dalle forme, tanto da creare veri e propri rituali per appropriarcene. Tutto ciò che diventa un rito ci diventa familiare e lo assimiliamo in noi. Basti pensare agli sport, o ai rituali religiosi.
È, dunque, utile creare un rituale affinché il Deva del degrado sia connesso al Deva dell'Archetipo e avvenga la trasmutazione. E dato che anche il corpo fisico dovrà essere informato del valore incarnato dall'Archetipo risanante, gli verranno ritualmente somministrate gocce contenenti l'energia qualitativa di quel valore; anzi, dei tre valori costituenti l'accordo di liberazione. Si, il male come il Bene non arrivano mai da soli, ma sempre in un accordo fatto di 3 note o aspetti.

Con il metodo ArchetHealing®, in definitiva, ho messo insieme il tutto, ed ho creato una procedura pratica che affronta la sofferenza esistenziale, cioè quella dei complessi, turbe emotive, difetti e vizi; insomma, dei disagi in genere, dal punto di vista del "sottile". Il "sottile" è quella dimensione non palpabile in cui avvengono le cose. Addirittura è l'origine di tutte le cose! È la dimensione dell'energia che si trasforma in forza vitale e rende partecipi tutti gli esseri viventi.

Il primo approccio di ArchetHealing® è quello di trattare la sofferenza dandole un volto attraverso un'immagine. Sappiamo che ciò di cui si conosce la sembianza può essere riconosciuto, trattato e risolto. Dare un volto al proprio dolore è il primo atto per elaborarlo. Il secondo strumento consiste nel rivolgersi direttamente ai responsabili di quel dolore. Chi sono?

La scienza tradizionale, come abbiamo già scritto, considera in larga parte l'essere umano ancora dal punto di vista meccanicistico riduzionista, ossia, un agglomerato di stati d'animo e pensieri sgorganti dal cervello. Tutto quello che capita è nel veicolo corporale e dipende dal cervello, la centralina direttiva del corpo. Della coscienza non vi è traccia e poco si sa della sua funzione discriminante.

La scienza del sottile, che ovviamente non è considerata scienza dalla scienza ufficiale, dice che il corpo umano è solo il veicolo finale in cui mente, stati d'animo ed energia vitale si aggregano riversando in esso le loro attività. Da questo punto di vista il corpo umano è fatto di 3 corpi sottili più il corpo fisico che ne è il contenitore. Sono, dunque, i corpi sottili a pensare, sentire ed elargire l'energia vitale. Ecco i responsabili della sofferenza!

Chi soffre è la coscienza, cioè quel "quid" che ci fa sentire identificati in un corpo e traduce gli accadimenti della vita dando loro significato. I corpi sottili fanno soffrire, dunque, la coscienza, evidentemente con il loro comportamento. Ebbene sì. Il "Deva" o corpo mentale (Deva è il nome in sanscrito) che ha l'attività di costruire i nostri pensieri, più o meno bene, svolge il suo compito secondo caratteristiche e memorie sue; così fanno gli altri due Deva, quello del corpo emotivo e quello del corpo eterico o energetico-vitale. Dal loro punto di vista sono in attività pratiche.

Bisogna comprendere bene che cosa significhi ciò dal punto di vista della coscienza. La coscienza, ad esempio, soffre per un complesso di colpa. Quello che la fa soffrire è l'attività del suo Deva emotivo specifico: il "Deva del complesso di colpa” che, colpito da un impulso esterno, ad esempio, una persona che dice al soggetto di averlo spintonato, reagisce secondo il programma memorizzato in lui Deva. Esistono migliaia di piccoli Deva entro il grande Deva emotivo che Assagioli, il padre della Psicosintesi, chiama "subpersonalità", cioè delle piccole personalità che riunite insieme fanno le tendenze innate buone o cattive della personalità individuale.

Ricapitolando, esistono Deva mentali, Deva emotivi e Deva eterici che agiscono in noi automaticamente e molto spesso autonomamente, cioè senza che la coscienza intervenga. Vi è una frase che sentenzia bene questa evidenza: "È più forte di me". Quel che è più forte è, in realtà, il Deva che sta prendendo il sopravvento sulla coscienza, incapace di gestire il comportamento devico.

In tutto ciò si comprende come il lavoro della coscienza sia gravoso: ristabilire il suo primato sui 3 corpi o Deva della personalità. E ciascuno di noi ne sa qualcosa!

Ma, ritornando al metodo ArchetHealing®, il bello della sua procedura è che, sapendo come funzionano i Deva, si rivolge direttamente a loro. Ogni sofferenza è l'attività di uno specifico Deva. Uno dei 3 corpi. È su quel Deva che si focalizza il metodo, andando in prima istanza ad identificarlo, poi contattarlo attraverso una immagine disegnata dal "sofferente" o cercata su internet, in modo da avere il suo volto come in un identikit, quindi, applicando sul Deva un modello archetipico superiore. In altri termini, dando al Deva un "copione" differente di azione, proprio come si dà all'attore il copione della sua parte da recitare. Cambiando il copione si cambia la parte e l'attività di quel Deva.

Bisogna, a questo punto ricordare che esiste un Deva anche per ogni qualità archetipica, cioè per ciascuno dei valori fondamentali, poiché gli Archetipi in manifestazione non sono altro che Deva incarnanti il principio archetipico. Tutte le forme sono deviche, quindi anche i prototipi di perfezione (Archetipi) sono Deva!

La procedura di trasmutazione pone in contatto il Deva dell’attività degradata col Deva del principio a cui quel degrado si riferisce seppur al livello di frequenza più basso. Il degrado è l’ombra dell’Archetipo. È, quindi, importante che prima di contattare il Deva incarnante il principio, si sia contattato il Deva incarnante il degrado. Se ciò non avviene mediante un dialogo tra la coscienza e il Deva degradato, tendente a stabilire un confronto e una comprensione del perché quel Deva degradato abbia agito entro la persona, la trasmutazione non avviene.
In altri termini, finché la coscienza non si sia pacificata col Deva di dolore, non è in grado di metterlo in contatto trasmutativo col Deva veicolante la frequenza originale dell’Archetipo. Coesisteranno i due Deva, quello dell’Archetipo e quello del degrado. Non potranno entrare in reciproca relazione; anzi, quello del degrado continuerà a svolgere la sua attività indisturbato.

Questo è ciò che accade quando, ad esempio, si invocano entità superiori quali angeli o Arcangeli che, sebbene apportino le loro qualità, tuttavia non trasformano le qualità degradate, ossia, non guariscono le tare veicolate dall’attività del Deva del degrado, che resta sotto traccia. È come dire che se il Cristo non è messo in contatto, tramite la coscienza consapevole, col diavolo interiore, non può trasmutarlo, cioè, elevarlo alla Sua vibrazione. È sempre la coscienza che deve, necessariamente, porre in contatto le entità deviche dell’ombra con quelle della Luce. Se così non fosse, non ci sarebbe bisogno di una coscienza risvegliata e il Cristo potrebbe trasformare in un sol botto tutta l’imperfezione umana.

Per questo motivo è indispensabile stabilire un dialogo col proprio Deva di dolore, stanarlo dal suo nascondiglio, e via via lo si conosce, renderlo un proprio alleato. Così sarà pronto a porsi in contatto col Deva archetipico. Parrebbe una procedura complicata, ma in realtà, risponde alla strategia e dinamica delle relazioni umane, né più né meno.

Quando il Deva del degrado è stato reso nostro alleato è pronto ad accettare il nuovo copione. C'è un modo potente per farglielo imparare: il simbolo ad alta frequenza dell'Archetipo di riferimento.
I simboli sono l'essenza delle forme. Il linguaggio sintetico dell'Anima. Con il simbolo appropriato si comanda il Deva e gli si dà l'informazione per una nuova attività. Sette simboli sono le forme archetipiche dei 7 Raggi creativi. Tutte le attività di tutte le creature viventi, quindi anche dei Deva corporali, sono qualificate da essi. Sono: la freccia rossa con la punta verso l'alto del 1° raggio di Volontà, il cerchio blu del 2° raggio di Amore, la stella a 3 punte verde del 3° raggio di Intelligenza, il cerchio del fiore della vita giallo del 4° raggio di Armonia, la stella a 5 punte color arancio del 5° raggio di Conoscenza, la spirale turchese del 6° raggio di Ideale e il frontale di tempio violetto del 7° raggio di Ordine.

Con questi 7 simboli e il loro relativi mantra, cioè con luce e suono, si comandano i Deva del degrado e si danno loro le alte frequenze superiori che li possono elevare alla vibrazione dell'Anima. Gli Archetipi, con i simboli corrispondenti, sono i modelli primari di ogni funzione e attività vitale. Essi generano, accoppiandosi tra loro, tutti i 49 valori a fondamento di una vita piena, bella e conforme alle aspettative dell'Umanità. Con essi si realizza la cura e la guarigione di ogni disagio, sofferenza o squilibrio.

Se utilizziamo i simboli e le immagini che essi suscitano in noi, in una procedura rituale basata sul ritmo del ciclo lunare di Noviluni e Pleniluni, abbiamo il contenitore di un processo di cura e guarigione perfettamente risonante e conforme all’architettura della Vita.

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